È interessante come la parola sacra mette in condizione gli uomini di stare sempre in cammino. Tutto nella parola sacra è cammino. Tutto è sotto quella lente di ingrandimento che è la parola sacra. Ogni storia, ogni tempo, ogni cultura coglie nella parola sacra dei significati e ne abbandona altri. Pensate al tema della violenza e della guerra come si evolve nella parola sacra. Dall’idea di una guerra in nome di…., fino alla non violenza di Gesù, che abbandona tutto il tema della violenza, del sacrificio e fa emergere il tema della pace e del dono generoso di sé. Un’evoluzione durata secoli. Poi la storia, la chiesa ogni tanto si dimentica di questi passaggi e ritorna a proclamare la guerra come soluzione dei problemi. Nei tempi della crisi come è il nostro dovremmo avere il coraggio di andare a riprenderci le narrazioni bibliche che dispiegano il divenire dell’uomo e della storia fino a Gesù. E rimettere al centro l’uomo Gesù come colui che ha compreso la lezione della vita, della storia e degli uomini portandola ad un suo compimento. C’è un tema che comprendo essere presente nella storia attuale. La bibbia parla di resto. Geremia profeta aveva ricevuto la chiamata di dire una cosa terribile: quel tempo che lui stava vivendo era finito. L’elisio in Babilonia era il segno di questa fine di un tempo. In Gerusalemme rientrerà solo un resto. Tutto sarà diverso nuovo, il vecchio ormai non esisteva più, nascono cose nuove. Certo che lo diciamo che il vecchio non esiste più, e che sta nascendo un mondo nuovo, ma poi appena ne abbiamo l’occasione replichiamo il vecchio. Se è vero che un’indagine fatta nelle diocesi di Milano dice che l’ultimo sacerdote under 30 anni sarà ordinato nl 2039 vuol dire che un mondo è finito. Chissà perché invece di dichiarare che un mondo di chiesa è finito tentiamo di rimettere in piedi quello che non sta più in piedi. Lo so che è più rassicurante tenere strette cose sicure, ma alla fine è solo nell’esilio della fine che si apre un mondo nuovo. Papa Francesco scrive così: «Quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca. Siamo, dunque, in uno di quei momenti nei quali i cambiamenti non sono più lineari, bensì epocali; costituiscono delle scelte che trasformano velocemente il modo di vivere, di relazionarsi, di comunicare ed elaborare il pensiero, di rapportarsi tra le generazioni umane e di comprendere e di vivere la fede e la scienza».Se questo è il futuro dobbiamo lasciare il vecchio e cercare il nuovo proprio dentro questo mondo.