Percorro con calma i sentieri più o meno evidenti dell’orto. Dopo una giornata turbolenta e faticosa ci provo a recuperare un attimo di interiorità e di pace. I sentieri nell’orto non sono segnati, sono immaginari, sta di fatto che dopo anni che cammino dentro l’orto e nei suoi dintorni, i sentieri sono segnati nella mia testa. Ci stanno tutti nella testa. Verso le piante da frutto, verso l’orto didattico, verso lo spazio delle api, verso gli orti produttivi e fino in fondo là dove inizia il bosco. Sentieri immaginari, sentieri che stanno nella mia testa e che i piedi si sono abituati a percorrere. Nella testa provo a ricomporre anche sentieri per il futuro, provo a capire se riesco ad immaginare percorsi futuri. I sentieri dell’orto ormai li conosco, quelli della vita non li conosco, ma chi conosce i sentieri della vita? chi sa dove muoversi dentro il mistero della vita? si fanno tentativi, si prova qualcosa e poi si torna indietro. A volte come di questi tempi, perdo la strada e cammino in un mondo che mi spaventa. Cammino tra sentimenti discordanti, tra parole incapaci di esprimere qualcosa di sensato. Almeno il mio orto mi offre una certezza e una sicurezza, ormai ne conosco tutti gli angoli e non mi spaventa. Ma la vita? chi ne conosce gli angoli remoti? Io no. Eppure cammino. Christian Bobin ha scritto un bellissimo libro che si intitola l’uomo che cammina e parla di Gesù come di un grande camminatore per le vie della palestina. Ad un certo punto nel libro trovo scritto: “ l’uomo che cammina è quel folle che pensa si possa assaporare una vita così abbondante da inghiottire anche la morte”; cammino da folle non so bene dove vado, cammino inghiottendo la mia paura e poi mi fermo e brontolo con me stesso e con gli altri. Sbaglio i tempi dei passi e delle parole. E allora mi rifugio per un attimo in quel cammino che è il mio orto e che ma dà sicurezza e mi fa vincere la paura. Mi segue il gatto faraone, che è diventato vecchietto e cammina con calma, lui sereno e senza paura, io con tutte le mie paure. Cerco di camminare senza fermarmi su sentieri che non conosco. di questi tempi è il massimo che posso fare, di più non chiedetemi.