Come ogni anno ecco la lettera a Gesù bambino. Forse risente un po’ del percorso fatto in avvento nelle parrocchie di Mapello, Ambivere e Valtrighe ma resta comunque la mia lettera a Gesù Bambino per quest’anno. Questa di oggi è la prima parte. Domani ci sarà la seconda. Comunque auguri a tutti.
Caro Gesù Bambino, inizio così perché iniziano così tutte le lettere scritte per Te.
Caro Gesù Bambino, ho davanti un foglio bianco e lo guardo con un senso di smarrimento. Che cosa ci scriverò sopra? Quali sono le richieste, gli auguri, i pensieri che daranno forma a questo foglio bianco?
Con le nostre parrocchie (Mapello, Ambivere e Valtrighe) durante l’avvento abbiamo fatto un viaggio dentro le prime parole della sacra scrittura, della parola sacra. Sono quelle prime parole che preparano la tua Parola, perché tu Gesù sei il compimento di tutte le parole degli uomini, sei la pienezza di tutte le parole del primo testamento. Tu sei il compimento di un viaggio, di un racconto, di un cammino che ci porta alla tua nascita, alla tua vita, al tuo morire e risorgere. Tutto confluisce in Te, caro Gesù bambino. Guardare Te vuol dire guardare la pienezza della vita umana.
Quelle prime parole della parola sacra ci hanno introdotto alla creazione, alla vita, all’incontro e al rispetto tra l’uomo e la donna, alla cura del creato. Ma sono state parole che ci hanno anche narrato di come il desiderio umano a volte pensa di essere così grande da ritenere che può desiderare di essere grande come Dio, forte come Dio (a parte il fatto che tu sei forte nell’amare). Abbiamo letto di come l’uomo e la donna che si pensano e desiderano essere come Dio, alla fine si ritrovano fuori dal paradiso, fuori da ogni relazione, si ritrovano uno contro l’altra. E poi abbiamo scoperto che la violenza sta nel cuore di Caino e che Abele è soffio di vita, che se ne va, che i figli di Noè non avevano altro pensiero se non i lori traffici e che si ritrovarono sommersi da un diluvio universale. Abbiamo anche visto come la parola sacra non castiga, non distrugge, non mortifica l’uomo. Infatti ogni volta che il male sembra prendere il sopravvento ecco che Dio trova il modo di ri-creare la vita, facendo risplendere nel cielo un arcobaleno.
Caro Gesù Bambino noi abbiamo narrato tutto questo e da cristiani che vivono in queste contrade noi ci poniamo una domanda: vale la pena di attendere ancora oggi una parola che ci chiede di sperare? Vale la pena di credere che Tu, caro Gesù Bambino, puoi essere per tutti noi la parola della vita, la parola della pienezza della vita?
Oggi che è natale sono sicuro che ti diciamo di sì: certo Signore tu sei la speranza, la vita, la luce, la pace. lo diciamo perché a Natale, si dice così, si deve dire così. Ma domani forse saremo come sopraffatti ancora una volta dalla fatica di credere nella speranza.
Vedi caro Gesù Bambino, è facile pensare alla speranza, alla vita e alla luce in questo giorno di Natale, più complesso, più difficile, oserei dire in alcuni momenti, quasi disperatamente impossibile pensare alla vita e alla pace nel quotidiano. Prova a pensarci un attimo caro Gesù bambino: abbiamo una guerra in corso e hanno detto che non si fermeranno nemmeno a Natale. E ne abbiamo tante altre nel mondo. Abbiamo gente che soffre la fame, l’ingiustizia, la violenza, la mancanza di rispetto, abbiamo donne e uomini che si battono anche solo per essere rispettate. Abbiamo gente che non ha lavoro, che non ha casa, i nostri giorni non sono certo giorni facili. Un Salmo addirittura dice che sono giorni cattivi, caro Gesù bambino.