Il contrario di inquietudine è pace, pacificazione. L’orto è in pace in questo tempo. Lavora sottotraccia. Ma lui è sempre in pace se noi lo lasciamo fare e non lo maltrattiamo con le nostre invenzioni che servono solo per chiedere a questo povero orto solo più produzione. siamo noi che lo agitiamo, a lasciar fare a lui tutto funziona a meraviglia. Cresce, riposa, sta bene e noi dobbiamo solo curarlo con amorevolezza, senza chiedere all’orto quello che nella stagione invernale non può produrre. Un ragazzo mi ha chiesto: ma non ci sono i pomodori? Alla Esselunga ce ne sono tanti! Io rispondo che in genere vogliamo rispettare i ritmi dell’orto e delle stagioni e quindi pomodori non ce ne sono, non è la stagione. La pace o la pacificazione è una parola presente in tante tradizioni religiose. Nel testo sacro diventa Shalom e il significato della parola non è solo legato ad una pace come assenza di guerra, ma di pienezza di vita, di stabilità interiore ed esteriore, di giustizia realizzata e di gioia piena. Il mio orto vive il suo shalom, la sua pienezza quando non fa altro che realizzare quello che sa fare: dare vita ad ortaggi, dentro un ciclo vitale che conosce il tempo della nascita, della crescita, del raccolto e del riposo. E la mia vita? dove conosco il mio shalom? dove conosco la pienezza della vita? la gioia, la serenità? Forse in questo periodo non conosco molta tranquillità, ma molta agitazione esteriore ed interiore. Forse questo tempo della mia vita non è segnato da pace, da pacificazione, dallo shalom biblico. Forse in questo tempo non c’è armonia e bellezza interiore, ma non dispero di trovare pace, shalom, pacificazione. Gerusalemme è la città della pace, qualcuno ha aggiunto città della pace sognata. Io sogno di stare in questa Gerusalemme, città della pace, ma so bene che è una pace sognata, una pace da conquistare giorno dopo giorno, con dedizione, con cura e passione. Un po’ come il mio orto che è pacificamente al riposo ed io lo lascio riposare.