Ci sono parole che sono importanti, ma che rimangono nell’ombra fino a quando diventano ufficiali. Ci sono parole che sono meravigliose, ma che rimangono ferme, immobili fino, a quando qualcuno di significativo comincia ad usarle o a chiederle di usarle. Ci sono parole che possono scrivere il futuro del mondo e che sono li appese ad un chiodo come un abito vecchio che nessuno guarda e poi ad un certo punto vengono tolte dal chiodo e si pensa di poterle utilizzare. Ma c’è un problema: il fatto è che quando queste parole vengono usate su comando, su programmazione di qualcuno alla fine chi ne fa uso non sa mettere dentro la forza rivoluzionaria che portano con sé. Faccio tre esempi per farmi capire. Due li prendo dal mondo, una dalla chiesa. È chiaro che sono tutte parole che si possono applicare in maniera interscambiabile sia al mondo che alla chiesa ma per motivo di chiarezza e di un minimo di ordine faccio questa distinzione. Le parole che collego alle vicende del mondo sono giustizia e clima. Erano lì appese ad un chiodo e nessuno ne parlava. Poi succede che lo stato, le associazioni, le istituzioni ne parlano, e allora diventano opinione pubblica. Il clima è parola moderna. La giustizia soprattutto se è riparativa è parola all’ultimo grido. Ma chi approfondisce veramente il senso da tali parole? Chi sa mettere in atto veri cambiamenti? Chi traduce in azioni concrete queste parole? Proclami che non trovano riscontro nelle azioni, se non in rare eccezioni. Con la chiesa la questione cambia un po’. Sto pensando alla parola sinodo. Fino all’anno scorso nella chiesa di Bergamo nessuno ne parlava (tranne qualche eccezione, tra cui noi del gruppo il cantiere aperto.) Poi qualcuno dall’alto dice: adesso ne parliamo e allora via, tutti ne parlano. Mi è capitato di partecipare ad una riunione dove la parola sinodo penso che è stata usata più di 100 volte. ma non capivo dove si voleva arrivare. So che la parola più importante del sinodo è ascolto, ma se in una riunione si dice ascoltare, aprirsi, accogliere e poi alla fine ci alziamo e non decidiamo niente in termini di ascolto che senso ha. La parola sinodo è stata lanciata e tutti si sono lanciati su di essa, ma chi ama veramente la sinodalità? Quest’anno pastorale sentiremo in tutte le salse sinodalità, poi la parola tornerà appesa ad un chiodo come un vestito vecchio. E poi magari avremo anche il coraggio di dire che abbiamo perso un’occasione.
La cosa fondamentale è che sinodalita’ non sia soltanto un tema di cui parlare ma che diventi veramente il modo di essere e di vivere della Chiesa, una dimensione costitutiva di essa, come dice il Papa. Allora sì che la parola sinodalita’ non tornerà ad essere come come un vestito vecchio appeso a un chiodo.