Oggi è il giorno in cui ricordiamo papa Giovanni 23. Faccio fatica a scrivere san Giovanni 23, per me rimane papa Giovanni. Ma è anche il giorno in cui 60 anni fa si apriva il concilio vaticano 2°, quel concilio tenacemente voluto proprio da Papa Giovanni. Io ero appena nato e non ricordo niente. Sono di quella generazione che ha imparato che cosa è il concilio dai testimoni che lo hanno vissuto e che in modi diversi lo hanno testimoniato, studiato, approfondito in tanti modi possibili. Alcuni mi hanno narrato e testimoniato di un concilio come di una rivoluzione, altri come di una riforma, altri ancora come di un errore della chiesa e del papa. Io mi sono messo in ascolto di tutti coloro che pensano a questo momento del concilio come ad un momento cruciale della storia della chiesa. In tanti, ormai anziani, e che hanno creduto nella riforma della chiesa e di una nuova primavera del cristianesimo, visto l’esito e i risultati di questi anni, è rimasta come una nostalgia di una bellezza non portata a compimento. Per usare un’immagine artistica è come vedere la madonna del cardellino di Raffaello, che è un’opera di rara bellezza incompiuta, non finita e rimasta lì in un museo con la sua incompiutezza. Che nostalgia di bellezza quando si visita un’opera di rara bellezza che sappiamo non finita. Qualcuno dice che a volte le opere incompiute sono ugualmente straordinarie. A volte è vero, ma in generale credo che se l’aspettativa è quella di vedere un’opera finita, vederla nella sua incompletezza mette addosso nostalgia. Come il concilio, bellezza non finita, bellezza che mette addosso nostalgia per questa incompiutezza. Si darà che serve tempo per portare a compimento questo percorso di bellezza nuova della chiesa. Ed anche questo è vero. Ma vorrei capire alcune cose. In che direzione si muove questa bellezza? Verso la bellezza pensata da chi ha sognato il concilio o verso un arretramento della bellezza della chiesa. Verso la realizzazione di una chiesa popolo di Dio, oppure verso una chiesa in cui il popolo di Dio è a servizio di? Verso la realizzazione di una chiesa dialogante con il mondo, oppure di una chiesa che insegna al mondo la verità come maestra che non ha niente da imparare dal mondo? Chiesa che mi ricorda una bellezza nostalgica di un sogno per il momento ancora molto lontano dal diventare realtà
Il CVII, per usare una metafora, incoraggiava ad un’esperienza spirituale attraverso l’alpinismo. Ognuno aveva la prerogativa mettersi in cammino. La Montagna era pronta ad accogliere. Ci sarebbero dovuti essere dei capocordata, in grado di infondere Fiducia in forza della propria esperienza autentica, ossia, davanti, delle guide alpine già salde, intrise, pervase dello Spirito della Montagna già capaci di aprire e risalire le vie indirezione della Cima. Luogo più vicino possibile al Cielo… Poi, via via, i tanti che, in buona fede, credevano di seguire passi e tiri di corda di quelli col patentino che li abilitava a far fare i passi Giusti agli altri, amaramente, hanno scoperto sulla propria pelle che avevano a che fare per lo più con imbonitori, con gente che, al massimo, della montagna, conosceva un manuale di alpinismo e lo ripeteva più o meno a memoria. Ma nemmeno aveva mai calzato uno scarpone… E scoprire di essere soli, smarriti e abbandonati in parete non è stato bello… Dei sopravvissuti, pochi hanno continuato ad amare la Montagna come una volta…