È il titolo di una canzone di Ivano Fossati di cui poi ne citerò un pezzetto. Sono due giorni che riempio gli occhi di emozioni, di sguardi, di paesaggi. Sono due giorni che riempio il cuore di desideri, di suggestioni, di ricordi, di nostalgie e di paure per il futuro. Come sarà. Non lo so. Che cosa farò nemmeno quello so. Mi tufferò in mare aperto e cercherò di nuotare e di rimanere a galla, come del resto ho sempre fatto. Sono due giorni che riempio la testa di parole, di riti, di saluti e di conoscenze nuove. Non riesco a fare ordine. Le piante di vite che mi hanno regalato sono un segnale, un indizio: rimanete uniti alla vite, rimanete uniti all’amore con la A maiuscola. Non è il tempo di mettere ordine. Tutto è come frullato dentro il tempo che è scorso via rapido. Anche il gatto faraone mi guarda stupido e mi chiede, ma che cosa succede? Ecco perché ho citato Fossati con la canzone bellezza stravagante. Dice così il testo. La bellezza è stravagante La bellezza che rende duri Senza il tempo di invecchiare Senza il tempo di impaurire. E poi ancora: Nessuno dovrebbe mai Nessuno dovrebbe scriverci Canzoni e canzoni Comunissimi pensieri Né preghiere né devozioni, e, ultima citazione: Vivo al ritmo dei miei giorni E la bellezza è lì in attesa Cammino celebrando la vita Amando e celebrando la vita E la vita è sospesa. Credo che questi giorni mi regalano una bellezza difficile da definire. Ci rende duri la vita, duri nel senso di temprati alla vita. ci rende magari impauriti, sicuramente invecchiati. Ma quello che più mi piace di questo testo è che tutto, anche la bellezza, non può essere riassunto in banali pensieri, non può diventare oggetto di piccole preghiere, di semplici devozioni. Quando la bellezza è stravagante e travolgente come in questi giorni serve attesa, silenzio, celebrazione della vita e non delle parole, celebrazione della gratitudine e non delle supposizioni. Una bellezza stravagante come quella di questi giorni richiede silenzio.