Qualche ragazzo di una scuola che passa per la cooperativa, i nostri ragazzi, quelli che vengono e quelli che non vengono più. E poi una riunione dietro l’altra fino a tarda sera. Non riesco a concentrarmi su una cosa. Un ragazzo che non viene diventa anche una questione burocratica che non voglio affrontare, ma che devo affrontare. i ragazzi che sono presenti richiedono la giusta cura. Una riunione mette sul tavolo cose sempre nuove. Damiano mi chiede quanto è che non entro nell’orto. Rispondo che ci passo tutti i giorni, ma che non ho tempo per fermarmi. E poi questo dolore alla spalla che non mi lascia tranquillo. È un mescolamento di idee continue. La vera fatica non è quella del corpo, ma della mente e so per il futuro quante cose mi attendono. Voi mi direte, lascia perdere un pò di cose. Un amico mi lascia un pensiero che mi conforta, si va sempre più di corsa e sembra che non ne possiamo fare a meno. Mi manca il tempo della tranquillità riflessiva; oggi è solo un mescolamento di idee nella testa. E sono sicuro che il tempo che sta per arrivare non migliorerà le cose, ma le peggiorerà. E poi tante cose, tante idee, tanti progetti che mi fanno paura, soprattutto quando vengono sparati come una mitraglia e vengono messi sul tavolo come se fossero pacchetti di patatine da mangiare al volo, mentre per come sono fatto io ho bisogno di ascoltare, di confrontarmi, di decidere e poi di fare. Mi manca questo tempo intermedio tra il progetto e l’azione, non ce la faccio a reggere così. Non sto dicendo che non sono cose belle quelle che vengono proposte, sono tutte molto belle, anzi sono idee per il futuro, ma sono io che non reggo queste strane accelerate. Se fossi un pittore, metterei sulla tela un segno, un tratto un colpo di pennello, poi mi fermerei a contemplare il tutto e poi un altro tratto, ma con calma, un tratto alla volta. Invece qui c’è una tavola su cui bisogna mettere tratti e colori rapidi, veloci, senza pensare troppo. Questo rapido mescolamento di idee mi mette paura.