Dopo che abbiamo detto di alcune questioni che impediscono di vivere l’economia e la vita come dono, dopo che abbiamo visto come questa questione del profitto crea lo scarto del mondo e dopo che abbiamo rintracciato nella parabola dei talenti le motivazioni evangeliche del dono, ora parliamo dl dono. Lo faccio a partire dalle mie api che sono malate. Mi dicono che questo genere di malattia è arrivata da noi perché qualcuno ha pensato bene che per far rendere di più le api bisognava introdurre una specie più forte e più robusta. Il problema è stato che le nostre api non erano così immunizzate contro le malattie come quel nuovo genere introdotto e quindi si sono ammalate e la malattia si è rapidamente diffusa. Ancora una volta la resa, la produttività produce nel più forte rendita e nel più debole fatica. Mi domando perché non capiamo questa cosa. L’economia del dono si muove su un altro binario. Dicevo ieri che esistono possibilità per uscire da questa contraddizione. Ci sono tutte le piccole scelte quotidiane che possiamo fare noi e ci sono quelle più grandi che noi al massimo possiamo solo sostenere. Questa possibilità si chiama economia di comunione. Si tratta di legare l’economia e le scelte che ne derivano al mondo sociale. il cui scopo non è la massimizzazione dei profitti, ma la sostenibilità e l’equa distribuzione delle risorse economiche. Un’economia solidale, di comunità, del bene comune, di condivisione e collaborazione. Ci sono tante forme concrete per realizzare tutto questo. Per esempio la cooperazione sociale può essere una di queste forme. Oppure imprese sensibili ai temi sociali e ambientali che danno vita a consorzi per migliorare le loro attività; che “hanno scelto di non misurarsi sul mercato con il solo criterio del prezzo, ma stabilendo un rapporto di fiducia, trasparente, concordato con le persone che usufruiscono dei loro prodotti e servizi. I confini tra cliente, utente e produttore si intrecciano nell’autogestione compartecipata dell’impresa economica solidale. Non si cerca di praticare il prezzo più basso, ma il ‘prezzo giusto’”. Qui ho citato una frase di Paolo Cacciari. Vorrei cecare di spiegare ancora meglio queste idee e capire come possiamo provare a realizzare un’economia del dono.