Bello che riceva tanti auguri di ferragosto. Poi mi prende questo nome, perché ferragosto? e scopro questo significato: Il nome della festa di Ferragosto deriva dal latino feriae Augusti (riposo di Augusto), in onore di Ottaviano Augusto, primo imperatore romano, da cui prende il nome il mese di agosto. Era un periodo di riposo e di festeggiamenti, istituito dall’imperatore stesso nel 18 a.C. dopo il tempo del raccolto. Non voglio fare la tirata che è meglio parlare dell’assunta. La cosa che mi prende è un’altra. Devo stare attento a quello che scrivo altrimenti faccio in un altro modo una tirata moralista che non serve a niente. Non vorrei più usare il nome ferragosto per questo motivo. Lui il divino augusto, lui il grande imperatore ancora una volta impone la sua autorità. Lui decide di dare il nome di un mese dell’anno prendendo il proprio nome come modello. Lui il divino augusto, la luce del mondo, vuole imporre a tutti i suoi sudditi i tempi delle feste, del riposo, del divertimento. Forse voleva tentare di cambiare anche i tempi del raccolto per dimostrare la sua autorità a tutta la natura. Lui era il divino imperatore. Questo mi indigna. E non pensate che oggi le cose siano migliorate. Pensate a come abbiamo disegnato i confini degli stati dopo la seconda guerra mondiale, pensate a come abbiamo esportato le nostre lingue nei popoli africani, dell’America latina e come anche la religione a volte ha cambiato nomi, feste, storie e riti. Ed oggi che le grandi nazioni impongono la loro democrazia al mondo dei poveri? Non siamo simili al divino augusto? Il forte impone al piccolo. Magari con un semplice nome come ferragosto invitando il popolo a fare festa, ma dichiarando che è lui che detta le sorti del mondo. Mi piacciano invece tutte quelle storie di chi è capace di mantenere una sua autonomia dal potere, di chi non cerca di mettersi al centro del mondo, di chi è capace di fare festa perché è bello fare festa. Poi magari i giorni della festa non si possono cambiare, perché il calendario è quello, ma mi piace pensare che in semplicità qualcuno sa inventarsi momenti di incontro, di festa, momenti dove al centro ci sono le diversità e non i cliché prestabiliti, dove al centro sta la fantasia e la creatività. Dove al centro non c’è il divino augusto, ma la gente comune. Mi piace sognare che finalmente la democrazia non è imposta o esportata, ma diventa l’esercizio vero della partecipazione. Ogni tanto intravedo qualche piccolo segnale di questo mio sogno e allora spero che non ci siano solo piccoli segnali, ma grandi eventi che possano sfatare il mito del divino augusto che ci concede le ferie, eventi che coinvolgono il mondo in un grande cambiamento, in un grande rinascimento