Una serie di incontri e di dialoghi mi offrono lo spunto per dire che in ogni caso dobbiamo dare speranza. Non c’è altra strada che offrire segni e parole di speranza. Anche per il mio orto dobbiamo dare speranza. È come se dobbiamo avere uno sguardo che rigenera il futuro. Non si guarda indietro, ma avanti, non si vive di una nostalgia del passato, ma di uno sguardo sul futuro. E lo sguardo sul futuro può essere uno sguardo dimesso e rassegnato, oppure uno sguardo carico di fiducia e speranza e noi dobbiamo avere questo sguardo. Lo sguardo di speranza è qualcosa che rigenera alleanze buone per il futuro. Facciamo patti per trasportare grano, ma non sono alleanze buone. Facciamo alleanze per governare, ma non sono alleanze con prospettive lunghe. Facciamo alleanze tra chiesa e il mondo, ma non sono mai cariche di promesse buone. Perché tutto questo? Semplicemente per due difetti di fondo. Il primo difetto è che sono fatte per interessi e non per il bene comune; il secondo difetto è che non hanno quasi mai uno sguardo lungo. Geremia narra così della possibilità di offrire alleanze di speranza: “Riferisci agli uomini di Giuda e agli abitanti di Gerusalemme: Ascoltate le parole di questa alleanza!” (…) “Ascoltate la mia voce ed eseguite
quanto vi comando; allora voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio, e potrò mantenere il giuramento fatto ai vostri padri di dare loro una terra dove scorrono latte e miele. Che oggi è realtà”. Io risposi: “Così sia, Signore!”» l’affermazione che mi fa pensare alla speranza è questa: oggi è realtà. Tu ci dici che c’è un oggi carico di alleanza, che parte dalla memoria della prima alleanza, ma che si rinnova ogni giorno nel presente. Dal presente buono rilancio una speranza buona. E allora devo imparare a vedere il buono e il giusto anche in un orto secco, in una persona disperata, in una storia che sembra finita male. Devo provarci a scavare nel fondo della speranza per trovare un qualcosa che rilancia il futuro. Penso all’orto e mi dico che il presente è stata la buona cura che tutti ci abbiamo messo, in attesa dell’acqua e della prossima seminagione. Il presente buono per il nostro orto è stata la sofferenza che tutti abbiamo provato di fronte alla siccità. Un presente buono di cura e sofferenza per rilanciare il futuro in una buona e nuova alleanza.