Mi hanno detto che in qualche modo devo parlare di più di Gesù, della fede, della chiesa. qulcuno mi dice che la mia lettura è troppo laica, cioè troppo senza il Signore, mentre scrivo arriva il temporale. E questo è quanto mi offre il mondo laico. un temporale. Niente di più di questo. Io narro di questo temporale. Tu caro Geremia hai saputo fare una lettura laica della vita, della storia, delle vicende di Gerusalemme. Che cosa significa lettura laica? Forse significa che quando tu parli di Dio e della sua parola narri storie di uomini e di donne, narri di dolori e di gioie, narri la vita e in quella vita vedi l’immagine di Dio. Io mi sento bene con te e con le tue storie laiche caro Geremia. Perché anche io narro della vita, delle storie, dei dolori e delle gioie. Mi sento bene così caro Geremia, una parola che parla del mondo e che incrocia la parola sacra. Lettura troppo laica? No lettura umana che vuole incontrare la parola sacra, parola laica imbevuta di parola sacra. Penso che è un impegno tremendamente serio quello di prendere la parola sacra e di trasformala in parola viva, che parla all’uomo di questo tempo. Ed è cosa tremendamente seria quella di prendere la storia degli uomini e metterla a confronto con la parola sacra. Non mi piace l’idea di parlare la lingua del vangelo senza legarla alla lingua degli uomini; questo è il principio della laicità. Laico come tutto ciò che è vita di ogni giorno, laico come parola che sgorga dalla vita umana, laicità che si inabissa nel cuore di Dio. Perché questo pensiero laico? Non tanto perché voglio confutare chi mi dice che il mio pensiero è troppo laico, che la mia parola è troppo umana; voglio invece affermare come la parola è narrazione dell’umano, è narrazione delle storie degli uomini e delle donne. È così la parola sacra, vuole essere così la mia vita.
Condivido a pieno!