Per la cronaca ieri il buon Faraone mi ha portato a casa come trofeo uno scricciolo. Sono sicuro che non era il mio con cui parlavo in questi giorni, ma è pur sempre uno scricciolo. E voleva anche i complimenti per il buon lavoro fatto come cacciatore. Ma oggi vorrei raccontarvi del capriolo. Li vedo raramente, però ogni tanto di sfuggita attraversano il prato e scendono nel bosco. A volte è uno solo, in solitaria, altre volte ce ne sono almeno due o tre. Circa un anno fa uno mi è quasi saltato sopra la macchina. Schivato a pelo come si dice. La gente qui intorno dice che ce ne sono molti. È un animale bello, slanciato, agile. Un animale che mi piace. Ma è un animale con il quale in qualche modo sono in conflitto. E mi spiego. Qui a Rosciano nei nostri orti non abbiamo messo la recinzione. Diciamo che lo facciamo, ma poi alla fine non se ne fa mai niente. E allora l’orto diventa una prateria per i caprioli. Entrano mangiano i germogli delle piante e poi se ne vanno, oppure passano in mezzo all’insalata e non resta più niente. Per carità è successo solo un paio di volte, ma in quelle due volte mi sono proprio arrabbiato con il capriolo maldestro. “ Perché non giri al largo, non vedi che qui stiamo lavorando” e il capriolo: “ ma qui è tutto libero e io mi diverto a passare dove vedo dei bellissimi germogli. “ sei anche maleducato, e impertinente, con tutti i germogli che ci sono proprio questi devi prendere?” e lui: “penso che sei un po’ ingenuo anche tu! Perché non metti un bel recinto, io capisco e giro al largo” e io: “ ma tu la parola rispetto non la conosci? Lo sai che dove c’è la proprietà privata non si deve passare se non chiedendo il permesso”. E lui “ma tu non sei quello che dice che dobbiamo condividere, che dobbiamo aiutarci, che dobbiamo mettere tutto in comune? “ e tu come fai a sapere tutte queste cose?” e il capriolo impertinente: “ io ti sento quando parli, io ti sento quando predichi, quindi cerca di mettere in pratica quello che dici.” Lo guardo per un attimo e penso: proprio io dovevo imbattermi in un capriolo che prima mi mangia i germogli e poi ci fa sopra della filosofia. Mi guarda con gli occhi dolci, mi sussurra con il suo verso sereno: “non avere paura sono solo due germogli, in fin dei conti ho imparato da voi umani l’arte di discutere, di entrare in conflitto, di arrabbiarsi.” Forse su questo ha ragione: noi umani abbiamo dentro nel cuore l’arte di fare tanto bene, ma anche l’arte di entrare in conflitto sempre. Vorrei vederti in faccia caro capriolo, vorrei dirti che mi dispiace se mi mangi i miei germogli, vorrei ascoltare le tue ragioni del perché entri nel mio campo. Mi guarda e mentre salta verso il bosco mi dice: “ ricordati che niente è tuo, che tutto è dono, che non vale la pena di litigare per due germogli e un pezzo di terra. Cerca di essere umano, in fin dei conti io ti ho preso i tuoi germogli e voi umani prendete la mia vita e la mettete come cibo buono sulle vostre tavole.” Ci siamo guardati in faccia e ci siamo ascoltati nelle nostre fatiche. Tutto è finito: mi rimane un dubbio mettere o no il recinto.
Ciao, possiamo mettere il recinto e riservare un’area con dell’insalata o qualche altro arbusto gradito al capriolo e saremo tutti felici e contenti. Grazie e buona giornata