Ti vedo muoverti continuamente sulla pianta di cachi. Un ramo e poi subito dopo un altro, e poi voli via e subito dopo ritorni. Come in un movimento perenne, mai fermo. Becchi il frutto dalla pianta e poi salti da un’altra parte. In bergamasco sei detto oselì del frècc o d’la név. Sei lo scricciolo, il forasiepe perché costruisci un nido aperto di lato, nelle siepi, nelle cataste di legna, nei vecchi muri. Ti guardo e mi sei proprio simpatico. “Come fai così piccolo e fragile a sfidare il freddo, la neve, la nebbia e in generale l’inverno?” e lui risponde con i suoi veloci e piccoli cinguettii e mentre risponde sta già saltando su un altro ramo. Però in quei cinguetti più meno capisco questo: “ caro mio non è detto che il piccolo non può resistere al freddo. Mi sono organizzato. Tante piume per l’inverno e poi il mio continuo muovermi. Certo se mi fermo un attimo gelo. E la notte buco una siepe e mi infilo al caldo dentro il mio nido.” “certo che sei proprio delicato oltre che piccolo.” rimando io. “Mi sembri tanto fragile.” “anche questo è un mito da sfatare” mi rispondi. “la fragilità è un enorme possibilità. La fragilità forse è la mia forza, perché per sopravvivere devo mettere tutte le mie energie per non cedere alla tentazione di lasciarmi andare, lasciando che la fragilità alla fine possa prendere il sopravvento. Per superare le mie fragilità, mi muovo continuamente, non mi siedo pensando a come sono poverino e fragile” questo uccellino mi regala una cosa a cui cerco di non pensar troppo, che forza, bellezza, coraggio e determinazione a volte non stanno negli eroi, ma nei piccoli scriccioli. Ti sento cantare: “ il tuo canto è rapido come il tuo movimento, è veloce come il tuo sguardo, è di un attimo, solo perché è così la fragilità, di un attimo solo.” “Non mi posso fermare” mi rimandi con il tuo canto rapido. “ma stai attento a non soffermarti troppo sulla tua piccolezza, sulla tua fragilità, deve essere un pensiero di un attimo, un pensiero veloce.” Ma alla fine di questo pensiero te ne sei già andato perennemente in movimento. Mi rimane un ultimo pensiero: non è detto che il grande e il forte sono i migliori, i più belli. A volte i grandi e i forti non fanno altro che mostrare nella loro forza e grandezza, la loro superbia. In un piccolo scricciolo vi è invece la bellezza della fragilità e della piccolezza che può diventare la vera forza della vita perché perennemente in movimento per non finire nelle maglie strette della fragilità che mi fa sentire triste, malinconico e a volte incapace di sentire tutto il bello che c’è attorno a me e in me, proprio nella mia piccolezza e fragilità e non nonostante la mia fragilità