storie di Namas

di | 7 Settembre 2021

Ed ecco la strana sorpresa. Le storie di Namas. Oggi ve lo presento. Namas è un bel tipo. Se ne va in giro per il mondo ed incontra un sacco di gente, storie, animali e da loro impara a vivere. Tutto gli interessa. Non conosco la fisionomia di Namas; qualcuno dice che ha la pelle di color bianco, qualcuno di color nero, forse la sua pelle ha preso tanti colori quanti sono gli incontri che ha fatto. Ogni incontro un segno sulla pelle. Come un tatuaggio. I nostri incontri ci segnano, lasciano dei segni sulla pelle, sul corpo, nell’anima, e nel cuore. Namas è per eccellenza carico di segni, perché camminando ha incontrato un sacco di gente. Forse Namas sono io con tutti i miei incontri, forse Namas sei tu con tutti i tuoi incontri. Un saggio mi disse che Namas è anche la madre terra segnata dal passaggio millenario degli uomini. Quelli della madre terra sono segni che sono ferite come ai nostri giorni, ma sono anche segni che sembrano sentieri che indicano passaggi di uomini. E madre terra si è lasciata segnare da tutti questi passaggi. Namas quando viaggia in giro per il mondo a volte porta poche cose, altre volte ha uno zaino carico oltre misura. Mi sembra che la questione è che non sempre Namas ha ben chiaro dove vuole andare. Si muove lasciandosi portare dal cuore. Non fa grandi calcoli, si muove, è in eterno cammino da secoli. Ma quando nasce un incontro lui si ferma, dialoga, vuole capire; lascia che il suo cuore si possa riempire di una presenza. Al termine di un incontro lascia un segno, un dono, un regalo prezioso. Sempre lo stesso regalo, per secoli e secoli, per migliaia di incontri. Regala un saluto. Namas congiunge le mani, si inchina, si prostra di fronte all’altro e dona un saluto: saluto il divino che è in te. Nei secoli Namas è diventato Namaste: ti saluto, mi inchino a te, ti ammiro. io continuerò a chiamarlo Namas perché l’ho conosciuto così. Namas è la storia dei miei incontri e tu puoi narrare in Namas i tuoi incontri. Sarà come un cammino lungo, affascinante. Un uomo che non c’è più mi ha lasciato il libro dei suoi incontri. Lui si inchinava di fronte a tutti anche quando la malattia non gli permetteva più un movimento. S’inchinava perché vedeva nell’altro un po’ di quel Dio in cui lui credeva e che si chiama Dio Padre. Era don Roberto. E il libro dei ricordi che mi ha lasciato sono le sue foto. E allora mettiamoci In viaggio con Namas

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