Se è vero che sento il desiderio di un continuo ritorno al profondo di me stesso, è anche vero che riconosco che quando riesco a toccare questa parte inesplorata di me che è il mio cuore, lì ritrovo come un ospite inatteso. La parola sacra ci garantisce che nel profondo di me stesso, di noi stessi vi, è un ospite buono, forse più di un ospite buono, che ha preso dimora in me da sempre, che conosce il mio cuore più di quanto possa conoscerlo io. È a questa intimità profonda che devo arrivare se voglio vivere con coraggio, è a questa intimità profonda che devo arrivare se voglio continuare a sperare. Questo ospite inatteso e che dimora da sempre con me porta il nome di Dio Padre. Questa presenza così intima che sta nel mio cuore mi dice ogni giorno che siamo capaci di vivere perché tutto è sostenuto dal suo amore, dalla sua grazia. Questa grazia, questa presenza intima di Dio Padre è il dono che permette di poter dire: sono salvo, posso continuare a vivere, sperare, posso continuare ad agire operando il bene. Meravigliosa per me la tua conoscenza, troppo alta, per me inaccessibile» dice il salmo. Non è un conoscenza intellettuale, razionale; si tratta invece della conoscenza che Dio Padre ha di me, per me, con me. si tratta di un’esperienza di conoscenza di un amico che mi abita, conosciuto da uno sguardo amico, più profondo di quello degli altri, più amico e più profondo del nostro stesso sguardo: “per me inaccessibile”. Sguardo inaccessibile, ma che ritrovo nella misura in cui resto connesso con la parte più profonda e più intima di me. quando sento questa presenza, vivo, quando mi allontano da questa presenza rischio di perdermi nella vita. ma vi garantisco che non è sempre così semplice stare connesso a questa presenza.