venerdì 6 dicembre

di | 5 Dicembre 2024

2 Cor. 11,21-33

21 Lo dico con vergogna; come siamo stati deboli! Però in quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso vantarmi anch’io. 22 Sono Ebrei? Anch’io! Sono Israeliti? Anch’io! Sono stirpe di Abramo? Anch’io! 23 Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte. 24 Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi; 25 tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. 26 Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; 27 fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. 28 E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. 29 Chi è debole, che anch’io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema? 30 Se è necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si riferisce alla mia debolezza. 31 Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco. 32 A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla città dei Damasceni per catturarmi, 33 ma da una finestra fui calato per il muro in una cesta e così sfuggii dalle sue mani.

Commento

Di che cosa si può vantare Paolo? Della sua debolezza, delle sue tribolazioni a causa della sua predicazione. C’è anche un altro  motivo per cui Paolo può affermare di essere apostolo: lui come tanti altri e forse più di altri è ebreo. L’Apostolo proclama con fierezza di essere – come i suoi rivali – “israelita” e “discendente di Abramo”, erede delle promesse fatta dal Signore al patriarca e ai suoi discendenti. Ma questo non è il motivo principale del suo vanto. Nel testo vengono narrate tutte le vicende che Paolo ha subito, tutte le sue persecuzioni e se ci pensiamo è veramente un lungo elenco. Non vuole cedere all’orgoglio, e allora ad un certo punto si ferma e dichiara che sta per dire una follia: io lo sono più di tanti altri. Paolo descrive tutte queste difficoltà, da una parte, per attestare come il rapporto con Cristo si decide nel saper affrontare ogni genere di avversità, e dall’altra, per sottolineare come la relazione con le comunità cristiane cresca in dipendenza della propria disponibilità a condividere le debolezza e lo scandalo di fronte all’arroganza dei forti: Chi è debole, che anch’io non lo sia?

Preghiamo

Preghiamo per la pace

2 pensieri su “venerdì 6 dicembre

  1. sr Alida

    Che colosso di apostolo è diventato Paolo, eppure riconosce la Sua debolezza.. Davvero anche la nostra debolezza, in Gesù è forza… Aiutami, aiutaci a crederci, si dà essere sereni in Te in ogni tempo. Una nuova accorata preghiera per la pace e per Papa Francesco, molto preoccupato a riguardo.

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  2. Elena

    Spesso la forza nasce dall’attraversamento di fatiche, pericoli, dolori, perdite. Un saggio detto ricorda che ciò che non uccide fortifica. Lo credo fermamente. La fede diventa allora il perno sul quale muovere la vita e i passi strascicati delle nostre esistenze, il motivo per cui si continua a lottare e a farsi forza! La fede è un dono grandissimo….
    Ci sia dato di nutrirla alla fonte, cioè alla presenza del Signore nelle nostre vite!
    Mi unisco nella comune preghiera per la pace.

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