Giobbe 13,4-28
4Voi imbrattate di menzogne,
siete tutti medici da nulla.
5Magari taceste del tutto:
sarebbe per voi un atto di sapienza!
6Ascoltate dunque la mia replica
e alle argomentazioni delle mie labbra fate attenzione.
7Vorreste forse dire il falso in difesa di Dio
e in suo favore parlare con inganno?
8Vorreste prendere le parti di Dio
e farvi suoi avvocati?
9Sarebbe bene per voi se egli vi scrutasse?
Credete di ingannarlo, come s’inganna un uomo?
10Severamente vi redarguirà,
se in segreto sarete parziali.
11La sua maestà non vi incute spavento
e il terrore di lui non vi assale?
12Sentenze di cenere sono i vostri moniti,
baluardi di argilla sono i vostri baluardi.
13Tacete, state lontani da me: parlerò io,
qualunque cosa possa accadermi.
14Prenderò la mia carne con i denti
e la mia vita porrò sulle mie palme.
15Mi uccida pure, io non aspetterò,
ma la mia condotta davanti a lui difenderò!
16Già questo sarebbe la mia salvezza,
perché davanti a lui l’empio non può presentarsi.
17Ascoltate bene le mie parole
e il mio discorso entri nei vostri orecchi.
18Ecco, espongo la mia causa,
sono convinto che sarò dichiarato innocente.
19Chi vuole contendere con me?
Perché allora tacerei e morirei.
20Fammi solo due cose
e allora non mi sottrarrò alla tua presenza:
21allontana da me la tua mano
e il tuo terrore più non mi spaventi.
22Interrogami pure e io risponderò,
oppure parlerò io e tu ribatterai.
23Quante sono le mie colpe e i miei peccati?
Fammi conoscere il mio delitto e il mio peccato.
24Perché mi nascondi la tua faccia
e mi consideri come un nemico?
25Vuoi spaventare una foglia dispersa dal vento
e dare la caccia a una paglia secca?
26Tu scrivi infatti contro di me sentenze amare
e su di me fai ricadere i miei errori giovanili;
27tu poni in ceppi i miei piedi,
vai spiando tutti i miei passi
e rilevi le orme dei miei piedi.
28Intanto l’uomo si consuma come legno tarlato
o come un vestito corroso da tignola.
Commento
In questo testo Giobbe raggiunge forse il massimo del suo grido e del suo doloroso lamento. Si spinge oltre l’umana comprensione del rapporto con Dio. Chiede agli amici di tirarsi da parte e chiede a Dio di far comprendere dove e come ha sbagliato. Ma tutto questo è pronunciato non come una dolce parola, ma con la forza di una parola chiara. È il lamento di Giobbe che vuole gridare tutta la sua fragilità, la sua debolezza, il suo dolore. Giobbe non fa tutto questo per mostrare agli altri se stesso. Lo fa solo per stare davanti a Dio. Ha il coraggio di cercare solo Dio. Il gioco autentico e drammatico della relazione, che è alla base di ogni vicenda umana. non una relazione falsata dalla teoria ma una relazione che mette in gioco la stessa vita. Giobbe si assume questo rischio di fronte a Dio. Giobbe dà del tu a Dio. Non parla di Dio come un ente teologico, non parla di Dio come osservante del diritto, parla di Dio dandogli del tu. “Tu volessi nascondermi nella tomba, occultarmi, finchè sarà passata la tua ira”. Un sogno. Giobbe sogna un Dio che possa donare un’altra vita, un Dio che non è lì a Giudicare, ma a capire. sembra un ritornello ripetuto all’infinito ma Giobbe cerca questo volto di Dio.
Preghiamo
Preghiamo per tutti i giovani
Prego per chi cerca Dio. Per chi non si accontenta delle risposte umane, per chi dà del tu al Signore di ogni vita, perché crede nella relazione intima e profonda con Lui. Prego per chi urla il suo dolore e la sua fragilità, mettendosi a nudo ed affidandosi completamente, perché sa di appartenere solo a Lui.
Stare davanti a Dio cercare solo Lui…Con voi prego per i giovani possano trovare il senso della vita in cio’che non passa.. Una preghiera Giovanna e per Rita che il Signore ha chiamato a Sé.