Il tempo non ci aiuta e sicuramente è già un mezzo miracolo che il minimo richiesto funziona. Andare nella terra con i ragazzi è impossibile, andare con i ragazzi del cre è più difficile ancora. Si esce sporchi e come si dice, impalciati. Mi sembra che allora è soluzione buona evitare questa condizione di impalciamento per tutti noi e rimanere in casa a fare altro. Certo mi spiace un sacco per l’orto che soffre terribilmente. Penso alla preghiera e ritengo che in qualche modo deve essere impalciata di terra. uso un termine più confacente per la preghiera: impastata di terra e di mondo. Prendiamo i profeti nella bibbia: ogni loro parola è impastata di mondo, di vita, di emozioni, di dolori e di speranze. E ogni pagina scritta da un profeta diventa una preghiera che ha il gusto della terra e del mondo. Io lo dico in un altro modo: ogni preghiera deve portar dentro nelle sue parole e nei suoi silenzi il mondo intero. Posso dire che mi succede di frequente con la messa: mi smarrisco un attimo, cerco di rimanere presente per non sbagliare, ma in quell’attimo di silenzio e di smarrimento, quando gli altri rispondono e cantano io porto dentro quell’eucarestia volti, ricordi, persone, avvenimenti che sento di dover ricordare. Forse è per questo che amo sempre meno la preghiera quella fatta a memoria, quella scritta sui libri e amo sempre di più lo stare davanti alla parola sacra e al Signore in silenzio, lasciando come fluire dal cuore non tanto pensieri quanto memoria e ricordi. La forza della preghiera e la forza della parola si manifesta in tutta la sua potenza di grazia quando è libera di esprimersi, è libera di esprimere tutta la vita, tutto il dolore e la gioia mia personale e del mondo intero. È vero, la preghiera deve avere il sapore della terra, deve esprimere la vita del mondo, deve portar dentro nel cuore la storia che dobbiamo amare e magari ogni tanto anche temere, quando la storia prende sentieri strani. Si, la mia preghiera non è fatta di libri ma di terra e di mondo e quando riesco di silenzio.