Il temporale si avvicina, chiudo alla bene meglio le griglie nuove della casa, cerco il gatto faraone che si è infilato in una specie di cassetta per la paura, guardo gli alveari che sono pronti per essere tolti e per farne del miele di acacia e spero che non si avventi sull’orto un temporale troppo violento. Aspetto, ma continua solo a brontolare, mi dico che non succederà niente, ma alla fine rimane sempre un po’ di preoccupazione. I grandi cambiamenti climatici ormai ci dico di bombe d’acqua, di violenti episodi di temporali e via dicendo di questo passo. Il brontolare continua ma non succede niente. Speriamo che la notte porti un po’ di acqua, ma senza gravi danni. E tutto finisce qui. Ed invece no. Credo che l’unico brontolare che ultimamente non finisce mai non è quello del temporale, ma delle bombe. Non è solo un brontolare del temporale, ma è l’assordante follia dell’ uomo che non brontola, ma che terrorizza con un boato continuo e terrificante. Ma torniamo a noi. Tra fragilità, limite, incompiutezza e altro di simile di cui stiamo parlando in questi giorni mi viene da pensare che una delle reazioni che ho quando sento il fallimento e la fragilità è proprio quello del brontolare. Lo ammetto sono un brontolone. Posso anche essere un brontolone buono, ma sono sempre un brontolone. Brontolo come un temporale lontano che non arriva mai. Brontolo come un temporale che non causa danni, ma che stanca per il suo brontolare. Forse è meglio un temporale che lascia il suo effetto o è meglio essere indolori, ma brontoloni? io sono fatto così: temporale brontolone, che cerca di voler bene e che a volte scatena l’uragano delle parole. Temporale brontolone che non arriva mai e rimane sempre in lontananza o temporale che arriva e che lascia il segno?