Finito il tempo della preghiera, che tra l’altro non finisce mai, inizia il tempo della vita. quella strana, meravigliosa e complicata vita. Che un giorno ti riserva gioia, un giorno ansia, un giorno bellezza e magari il giorno dopo ti riserva un dolore. Finito il tempo della preghiera inizia il tempo della vita, anzi se devo essere sincero, quasi mi vien da dire che vivo e si mi ricordo prego, Vivo e se ho tempo prego, o se me la sento prego. Ma alla vita non posso negare niente, non posso dire se ho tempo vivo, se ho voglia vivo, se me la sento vivo, o forse addirittura a volte posso dire anche questo: se ho voglia vivo, se me la sento vivo. Perché anche il tempo della vita non è il tempo che ha un ordine preciso, non funziona come un algoritmo o qualcosa di simile. La vita è da vivere prima di tutto e qui mi direte, ma che banalità stai dicendo, certo che la vita è da vivere. Io ritengo invece che in alcuni momenti non si vive, si sopravvive, si tira avanti. Perché la vita non è un percorso lineare, ma procede per sentieri a volte diritti, a volte tortuosi, a volte leggeri a volte faticosi. La vita è tutto questo. E chi la immagina come un sentiero diritto e senza fatica si illude e chi invece la immagina come solo un sentiero tortuoso e faticoso vive da persona perennemente affaticato. Il tempo della vita è da vivere, con tutte le sue contraddizioni e le sue bellezze. La parola sacra non ha paura a narrare della vita, anzi narra della vita, in tutte le sue forme, in tutte le sue espressioni. Ora io lo dico male perché non sono un teologo, ma lo voglio dire così come esce dal mio cuore e dalla mia mente: la parola sacra racconta, narra della vita, del tempo della vita e poi si chiede: ma quel Dio che amante della vita che cosa può dire del tempo della vita dell’uomo, che cosa può dire di questo tempo? Mi fermo qua, vivo e mi chiedo che cosa può dire Dio Padre di questa mia vita?