È vero che distinguere i 5 sensi non ha molto senso. Essi sono tutti legati insieme. Non c’è un’azione di uno dei sensi che non si collega all’altro. Ma per motivi legati alla scrittura scriverò di un senso alla volta. Comincio dal tatto. Oggi lavoravo nella terra del mio orto e togliendo l’erba cattiva, spostavo la terra. Sentivo tra le mani le varie qualità di erbe, quelle più morbide, quelle che pungono, quelle che sono ruvide, quelle che in apparenza non mi rimandavano niente, ma che alla fine mi rimandavano dolcezza o durezza. E poi la terra. Granulosa, morbida, argillosa, dura da spezzare. Nelle mani la terra diventa un dono incredibile da toccare. E poi quando mi sono messo in ginocchio ho sentito tutta la durezza della terra. È questo il tatto. Appartiene alla pelle, serve per sentire la qualità di corpi, la fluidità, la durezza, se è troppo caldo o troppo freddo, tutto questo fa il tatto. Ma possiamo andare ben oltre la questione del tatto. Si dice che Michelangelo quando modellava la pietra avesse con essa un rapporto tattile, oserei dire corporeo. Michelangelo era solito accarezzare le superfici lisce o scabre delle statue come fossero la pelle o le vesti di una persona viva cui mancava, come al Mosè di S. Pietro in Vincoli, solo la parola. Ieri sera ascoltavo della musica, il canone maggiore di Pachelbel, ma alla fine mi hanno come preso le mani della violinista che toccava le corde del violino, una vera danza di mani che si incrociavano con le corde del violino. Il Dio della scrittura sacra crea l’uomo modellando dell’argilla concretamente, con le proprie mani, ancora il tatto che diventa protagonista della creazione dell’uomo. Non è quindi un senso banale. Pensate ad una madre che tiene tra le braccia il figlio appena nato. Questo non può parlare e quindi la mamma si affida a gesti, carezze, abbracci. Se lo stringe forte al corpo per cercare di capire come sta, che cosa prova, cosa sente e lo fa con il tatto, con il corpo. Un massaggiatore, un dottore, un infermiere fanno molte cose con il tatto. Insomma un sacco di cose più o meno importanti passano attraverso il tatto. Ma pensando al tatto posso andare oltre. Il tatto deve toccare per ricevere in cambio una sensazione. Questo per esempio ci dice che l’amore è fatto anche di corpi che si incontrano, che si toccano, per ricevere e donare. Non esiste un amore spirituale, intoccabile. Ogni atto di amore è un gesto che tocca qualcosa o qualcuno. Erri de Luca scrive riguardo al tatto: È sparso sull’intera superficie. Il tatto sa gustare l’impalpabile di una brezza, l’avviso della fiamma, l’assedio del gelo, l’accostamento lento di due amanti fino allo sfioramento. È il più elettrico dei sensi, il primo che si sveglia nel grembo della madre, fratello maggiore degli altri» nella scrittura sacra Gesù molte volte guarisce toccando il malato, quasi cercando una vicinanza fisica, rispettosa, di amicizia e di carità con il malato. In questo tempo ci viene chiesto di non toccare e di non toccarci, anzi di non avvicinarci, ma ci manca un sacco questa vicinanza. Guardo i miei tocchi a madre terra, alla persone, a Dio quando lo afferro nella particola a messa e mi chiedo se sono tocchi che sono segno dell’amore di Dio, segno della sua misericordia. Ma fu papa Giovanni 23° mezzo secolo fa ad elevare alla massima dignità il tatto, quando invitò i fedeli a ritornare nelle proprie case e a dare una carezza ai bimbi in suo nome. E una carezza è un tocco di carità e di amore.