Mi rivolgo a te Mio Signore, Signore della vita e della pace. mi rivolgo a te come in una preghiera, non so se laica o credente. non so davvero che cosa ci possa essere di così misterioso dentro queste parole che scrivo al vento. So che esprimono un dolore e una fatica e non vanno molto più in là. Così canta Branduardi nella laude a Francesco nel momento del massimo della confusione e del dolore del grande santo: giorno e notte ti ho gridato, giorno e notte ti ho cercato. Ora guardami soccorrimi che nessuno più mi aiuta, nella mia umiliazione, la mia immensa confusione. Io straniero ai miei fratelli, pellegrino per mia madre ho guardato ma non c’era chi potesse consolarmi. Tu conosci i miei sentieri, ora veglia in mia difesa, che il tuo aiuto non mi manchi la mia voce ha gridato, la mia voce ha supplicato, ma tu hai preso la mia mano, mio signore. condivido questi sentimenti di Francesco, condivido la sua preghiera che si fa voce anche della mia preghiera. Con una sola aggiunta, un aggiunta che toglie il tono alla grande supplica di Francesco, perché le mie parole tolgono valore alle parole di Francesco. E le mie parole sono semplice e lineari, vieni presto e prendi la mia mano e come con quella bambina del vangelo pronuncia la Tua parola di salvezza così narrata nella semplice grandiosità dal vangelo di Marco : Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!»