Mi hanno detto che è anche una questione di stile, cioè di un modo elegante, raffinato, preciso di fare e di agire, nonché di scegliere. Una volta diventavo matto con le questioni di stile, di ruoli, di responsabilità precise. Il mio stile, il mio ruolo, la mia responsabilità. Dicevo a tutti: ditemi quale è il mio ruolo e la mia responsabilità e io faccio quello che mi dite. Ma non era vero. Quando il ruolo era definito non mi andava bene ancora. E poi sullo stile? Lo chiamavamo così: lo stile cristiano. Non ho mai ben capito che cosa fosse, ma lo dicevamo in tutti i luoghi. Lo stile cristiano. Se abbiamo uno stile cristiano la gente poi alla fine capisce bene e ci segue. Non ricordo di aver mai avuto uno stile particolare. Ho sempre cercato di vivere e di stare con la gente, il resto avanzava. Dico questo perché uno ieri mi ha detto che il nostro orto non ha stile. Gli ho chiesto che cosa era lo stile dell’orto e lui mi ha fatto la filosofia dello stile dell’orto. Siccome avevo in mano una zappa gli ho detto: forza, con la zappa tra le mani, con la schiena bassa, prendi un pezzo dell’orto e mettici tutto lo stile che vuoi. Sei libero. Mi ha guardato e mi ha detto: no grazie, non hai capito niente: serve un progetto inziale, una scelta di che tipo di agricoltura pratichi, un metodo di lavoro. con la mia zappa in mano lo guardato e gli ho detto: dai dammi una mano che cerchiamo uno stile. Per la cronaca io stavo togliendo erbacce. Se n’è andato perché non avevo stile. Fossati canta così a proposito della questione di stile: Ah, che disgrazia le questioni di stile. È vero cercare un stile cristiano, uno stile dell’orto a volte è come una disgrazia. Io senza uno stile riprendo il mio lavoro con la mia zappa e tolgo le erbacce. Il gatto Faraone sorride e sembra dire: caro non hai proprio stile, però le erbacce le hai tolte tutte.