Aggiungo un’ulteriore riflessione sulla parola comunità e ringrazio chi in questi giorni ha lanciato suggerimenti e anche critiche costruttive. Non mi servono comunità che devono mantenere il passato, che devono avere un continuo legame con il passato; nonmi servono comunità per mantenere un passato che magari non c’è più. A volte mi sembra che succeda davvero così: la comunità si guarda indietro e dice: dobbiamo salvaguardare quel passato. Ma alla fine in questo modo la comunità muore. Così non lascia spazio ai sogni futuri, soprattutto i sogni dei giovani. Ritengo che una comunità deve avere il coraggio di guardare ai sogni futuri, ai sogni di domani. Quando parlo di sogni di domani voglio mettere in evidenza questa questione. Una comunità che produce e realizza sogni per il domani non è normata da una regola rigida, ma da una forma di vita che porta dentro il mondo. Per esempio: esiste solo un modo di pregare nella comunità e quel modo viene normato dal un libro? Oppure dentro la stessa comunità possono esistere diversi modi di pregare che dicono le sensibilità di ciascuno? Esiste un solo modo di essere comunità cristiana che sta dentro una norma che è la parrocchia o possono esistere a secondo delle sensibilità diverse, diversi modi di fare chiesa? Lo so che questo modo di pensare e di agire rischia di minare l’unità, ma attualmente è l’unico modo che conosco per creare sogni per il domani. Forse posso dire tutto anche in un altro modo. Una comunità non dovrebbe gioire se rimane fissa nel tempo a se stessa, ai suoi ideali, alle sue norme; può invece gioire quando al suo interno si promuovono sogni per il futuro che quasi inevitabilmente sono diversi dai sogni passati. Quello che voglio dire è che forse le nostre comunità se vogliono avere la possibilità di un futuro, devono riconoscere che un tempo è finito e che servono sogni per il domani, slegati dai sogni antichi
La comunità come la casa di ogni famiglia è davvero un intricato mondo in equilibrio precario… ne fanno parte persone con origini diverse, età e predisposizioni differenti…io non amo le regole, guardo ai cambiamenti con entusiasmo, forse perche la realtà delle cose non mi soddisfa mai al 100% e neanche al 50. Ma sono anche ancorata spesso ad alcune abitudini difficili da lasciare andare. Quindi per quanto siamo votati al cambiamento bisogna nel contempo rispettare un’abitudine che dona una stabilità, soprattutto alle fasce più deboli (anziani, bambini, persone con disabilità) …penso che il cambiamento debba avvenire con una velocità umanamente ragionevole, un passo alla volta, una conquista alla volta, tenendo fermo il principio che se é favorevole per la maggioranza e da buoni frutti in termini di equità, di diritti ecc…indietro non si torna.
Ci vuole una pazienza enorme per stare in una comunità e in una casa, a volte rinuncio a questa difficile strada di compromesso e piccole conquiste, passando nella stessa giornata dal tutti per uno all’io, allo stare bene, correndo verso il mio obiettivo, cercando di non badare al resto del mondo (familiare e sociale) che sembra un ostacolo che ti frena… Per poi tornare a riprovarci
Buongiorno
Io sento che la Comunità, intesa come gruppo di persone, un umanita’, che ha un progetto e una strada tracciata per il futuro è tenuta in vita da quella prospettiva.