In tutti noi esiste un senso di giustizia. Dobbiamo capire almeno due cose. quale è il senso vero della giustizia e come si combina con la nostra fede, con i nostri riti. Sulla prima questione capisco che mi metto in una questione più grande di me. Quale è il senso di giustizia di fronte al male soprattutto quel male subito e di cui sono incolpevolmente vittima. Non mi dilungo troppo. Qui mi viene in soccorso la giustizia riparativa. Credo che il senso di giustizia più vero non è solo quello di punire un persona per le ingiustizie che compie. Il vero senso di giustizia passa anche attraverso il dare voce a chi è vittima, ascoltando le profonde ferite che il male subito lasciano nel cuore e nel corpo della persona. Non è l’arte del perdono, è invece l’arte dell’incontro, dell’ascolto reciproco, dell’arrivare al cuore della vicenda, del riconoscimento dell’altro. Percorsi affascinanti, ma difficili che richiedono di sospendere per un attimo i nostri giudizi o pregiudizi. Sulla seconda questione quella della fede e giustizia rispondo così. Ho celebrato messa in una belle chiesa, un bel rito, ben preparato e partecipato. Grazie perché ci sono ancora posti così. Poi mi sono chiesto: e tutto questo che cosa c’entra con la giustizia? Voi direte domanda inutile, la fede è una cosa, la giustizia un’altra. Ed invece no. Mi viene in soccorso il grande Bonhoeffer. Dopo l’avvento del nazismo egli prese posizioni chiare contro di esso e per questo fu condannato e impiccato. Più volte la chiesa luterana aveva cercato di dissuaderlo in questa sua denuncia delle ingiustizie contro gli ebrei e di pensare allo studio e alla celebrazione rituale. Ma lui non si fermò e un giorno rispose così: «Solo chi grida per gli ebrei può cantare il gregoriano». Cioè dico io, solo chi si batte per la giustizia verso i più deboli può celebrare un rito. La stessa logica imbevuta di rettitudine e di giustizia condusse Bonhoeffer nella Resistenza per uccidere Hitler, perché dice lui «se un pazzo alla guida di un auto travolge i passanti, io non posso, come pastore, contentarmi di sotterrare i morti e consolare le famiglie con una bella celebrazione. Io devo, se mi trovo in quel posto, saltare e afferrare il conducente al suo volante e fermarlo. Posso celebrare rettamemente solo se rettamente pratico la giustizia.