Udite questo, anziani,
porgete l’orecchio, voi tutti abitanti della regione.
Accadde mai cosa simile ai giorni vostri
o ai giorni dei vostri padri?
3Raccontatelo ai vostri figli,
e i vostri figli ai loro figli,
e i loro figli alla generazione seguente.
4Quello che ha lasciato la cavalletta l’ha divorato la locusta;
quello che ha lasciato la locusta l’ha divorato il bruco;
quello che ha lasciato il bruco l’ha divorato il grillo.
5Svegliatevi, ubriachi, e piangete,
voi tutti che bevete vino, urlate
per il vino nuovo che vi è tolto di bocca.
6Poiché è venuta contro il mio paese
una nazione potente e innumerevole,
che ha denti di leone, mascelle di leonessa.
7Ha fatto delle mie viti una desolazione
e tronconi delle piante di fico;
ha tutto scortecciato e abbandonato,
i loro rami appaiono bianchi.
8Laméntati come una vergine
che si è cinta di sacco per il lutto
e piange per lo sposo della sua giovinezza.
9Sono scomparse offerta e libagione
dalla casa del Signore;
fanno lutto i sacerdoti, ministri del Signore.
10Devastata è la campagna,
è in lutto la terra,
perché il grano è devastato,
è venuto a mancare il vino nuovo,
è esaurito l’olio.
11Restate confusi, contadini,
alzate lamenti, vignaioli,
per il grano e per l’orzo,
perché il raccolto dei campi è perduto.
12La vite è diventata secca,
il fico inaridito,
il melograno, la palma, il melo,
tutti gli alberi dei campi sono secchi,
è venuta a mancare la gioia tra i figli dell’uomo.
Commento
Come prima cosa: visto che questi testi sono poetici ho voluto lasciare la struttura poetica dei versetti. Ma veniamo al nostro testo introduttivo. L’occasione per il profeta Gioele per scrivere è data da una immensa invasione di cavallette, che ha portato rovina nel paese di Giuda e nella città di Gerusalemme. La devastazione è impressionante: tutto sembra essere stato divorato dalla furia di queste cavallette. Noi oggi possiamo dire che sono fenomeni che succedono, niente di strano, fa parte della vicenda della natura. Il profeta Gioele approfitta di questa catastrofe per fare alcune considerazioni sul male che sembra dominare il suo tempo. è il male della guerra simboleggiato dal leone (Assiria o Egitto…) che tutto devasta. tutte le espressioni che troviamo in questo testo raccontano di questa devastazione. Mi colpisce quel tutti gli alberi dei campi sono secchi. Quasi a dire il fatto che il male o la violenza rendono secco tutto, dalla natura all’uomo, niente di salva da questa devastazione. E la conclusione è significativa: è venuta a mancare la gioia tra i figli dell’uomo. Manca la serenità, la pace, lo shalom, diremmo la pienezza dei giorni. Lo scenario che incontreremo in questi testi e in quasi tutti i testi dei profeti è sempre segnato dalla sofferenza di un popolo devastato dalla guerra. Il popolo in questione è quello di Israele. Sempre e solo lui nei secoli fino ai nostri giorni. E sempre questo popolo conosce la profezia che offre un motivo di giudizio e di speranza. Il tempo non è cambiato il leone potente continua a devastare e il popolo, la natura, gli animali soffrono. Abbiamo bisogno anche oggi di profeti che ci ricordano dove e come camminare.
Preghiamo
Ricordiamo oggi don Sergio Colombo
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».
Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
Quante volte ci è mancata la gioia?
Se faccio un breve riassunto storico, partendo dal secolo scorso, c’è veramente poco da gioire: due guerre mondiali, la shoa, le dittature, il terrorismo, le guerre locali e gli stermini di massa, e così via.
Veramente c’è chiedersi come si può essere gioiosi dopo quanto è successo.
Eppure.
Eppure un seme di speranza, anche in questi anni bui, è sempre sopravvissuto.
Penso a coloro che hanno ricominciato a vivere.
Penso a Anna Frank, a Etty Hillesum, a Edith Stein e Simone Weil.
Penso a tutte le persone che, nell’anonimato, hanno cercato e cercano tutt’ora di ridare speranza a chi ormai aveva poco da sperare.
E mi rendo conto che rimanere aggrappato alla croce, nonostante il dolore di quel sacrificio, sia la certezza della speranza.
Buona domenica
La descrizione di Joele è di un realismo crudo. In questi giorni qui in Brasile, in vari stati ci sono alluvioni, tempeste di grandine che distruggono case, alberi, ammazzano persone. Mi sembra di leggervi quello che a suo tempo il profeta scrive parlando dei mali della sua gente. Anche noi stiamo pregando tenendo d’occhio il nostro Rjo Iguaçu che sta salendo oggi giorno. E’ venuta a mancare la gioia, dice Joele. Guardo il volto delle persone che vengono in casa a chiedere viveri e vestiti: volti invecchiati, intristiti…Oggi vengono le mamme a chiedere qualche dolce perché lunedì 12 è la festa della criança ( è un po’ come la nostra S. Lucia) e non hanno qualcosa di diverso da regalare ai loro figli.Nel limite del possibile condividiamo le caramelle che ci arrivano dall’Italia nei pacchi ed anche qualche dolce che alcuni “benefattori” locali ci portano. Veder ritornare il sorriso sul volto di queste mamme – e di conseguenza su quello dei loro figli – fa bene al cuore. Che ci sia dato di seminare serenità nelle cose piccole di ogni giorno.