qui a Rosciano non siamo proprio esperti in questa tecnica che prevede la rotazione delle colture dell’orto. Visto che il nostro non è un grande orto ci limitiamo a spostare di anno in anno i vari ortaggi che piantiamo. Non conosco tutte le tecniche di rotazione e allora qui a Rosciano facciamo una cosa più semplice: prendiamo, un foglio ci disegniamo sopra il nostro orto e sistemiamo per settori tutti i nostri ortaggi che andremo a seminare. Poi piantiamo e dovremmo mettere questo foglio in un archivio per l’anno successivo. Con la base di questo foglio ogni anno ci dovrebbe essere un criterio di rotazione. Ma siccome noi siamo anche distratti il foglio dell’anno prima non si trova mai e allora ci mettiamo in mezzo all’orto e diciamo: qui l’anno scorso c’erano i pomodori e allora quest’anno li mettiamo là. Metodo molto artigianale e poco adatto ad uno come me che ha poca memoria. La rotazione dei terreni mi fa venire in mente una serie di riflessioni. Nella logica del fare rete ci dovrebbe essere una continua rotazione di responsabilità, di idee, di progetti e anche di soldi, di economie. Lasciare che ciascun membro di un’associazione provi a sperimentare la bellezza di nutrirsi in più terreni, in più esperienze, lasciare che ciascuno possa provare l’esperienza di incontri diversi, di possibilità di sentire e crescere ruotando dentro lo stesso terreno, ma incontrando tutto il terreno. E poi la rotazione economica. Creare le condizioni perché l’economia, le attività tutto quello che genera profitto possa ruotare a vantaggio di tutti, di un bene comune che valorizza tutti. Esiste l’economia circolare che è quell’economia che si basa su un principio fondamentale: riutilizzare i materiali di scarto per alimentare nuovi cicli produttivi, riducendo al minimo gli sprechi, creando così un sistema capace di rigenerarsi da solo. Ruotare fino a chiudere il cerchio. Dovremmo imparare ad applicare questa economia circolare non solo alla questione del riciclaggio dei rifiuti, ma di tutto. Può esistere un sapere circolare, un sapere che si muove non per linea retta: dal maestro all’apprendista? Può esistere un’ esperienza circolare dentro la parrocchia dove i saperi, le attività, le disponibilità e l’economia entrano in un circolo virtuoso di rotazione? E può esistere una rotazione delle esperienze associative e cooperativistiche che mette in circolo competenze e risorse? Io ci credo, voi che dite?