riparto da un grido

di | 12 Maggio 2024

Non ho mai sentito don Roberto gridare per il dolore, noi diremmo lamentarci, io dico gridare. L’unico grido era quello della notte quando non sentivamo che dovevamo andare a sistemarlo.  Gridava il nome di uno di noi, fino a quando aveva voce e poi taceva e aspettava. Si, perché il grido è così, si grida fino a quando si ha voce e se nessuno arriva in soccorso si tace e si aspetta. Camminando nei boschi e nel mio orto sento il grido di madre terra che soffre e che chiede aiuto. Ma anche questo grido ad un certo punto finisce per sfinimento di voce di madre terra che rimane in attesa di una presenza che si prenda cura di lei.  Sulla croce quell’uomo di nome Gesù sa di non meritare quella tortura. I bambini di Gaza e di ogni parte del mondo sanno di non meritare quel male subito. E chi merita un male? Forse nessuno. Ma su quella croce, in un campo profughi, su una barca che affonda in mare, in un letto di ammalato, o in una casa dove si vive di attese e di solitudini, nasce come un ultimo grido disperato. Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato? È proprio l’inizio di quel salmo 22 che è il pentagramma su cui recitare e pregare la sofferenza. È come un grido che si apre alla preghiera, di un credente o di non credente. Chissà quante volte don Roberto nelle sue veglie notturne, avrà gridato mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato. Nella parola sacra gridare è la preghiera, gridare a Dio è lecito, richiesto, voluto. Giobbe non è l’uomo della pazienza, ma l’uomo del grido innalzato a Dio. Quando grido a Dio lo faccio per due motivi. Il primo è perché questo tipo di linguaggio Dio lo capisce. Ma soprattutto, e questa è la seconda cosa, è solo in questo modo con cui possiamo destare Dio e chiedere a Dio di fare il suo mestiere di liberatore del povero e sofferente. Così ha fatto là in Egitto con quel popolo schiavo che innalzava il grido a Dio. Lì in quel momento Dio si ricordò di essere liberatore e intervenne per liberare il suo popolo. Finché gridiamo Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato siamo ancora nella fede – fiducia, stiamo esercitando un atto di fede grande. Il dolore e il soffrire passa attraverso un grido che è fiducia – affidamento.

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