Discutiamo con amici su una casa vecchia che si può acquistare e risistemare. Sogniamo di farla diventare casa che accoglie. Ha un bellissimo e antico tiglio al suo centro, non dovrebbe essere abbattuto dalla pala che tutto distrugge. Ci fermiamo qua, ad uno sguardo, un sogno e un tiglio nel mezzo. Molto semplice lo stop: non ci sono i soldi. Rinviamo il sogno a data migliore. Su questa casa antica e diroccata faccio un po’ di pensiero. Vedo tutte le case distrutte in Ucraina, tutte le case distrutte a Gaza. Ci sarà qualcuno che ha già pensato a come investire per ricostruire, qualcuno che penserà a case nuove e più belle. Magari per l’ucraina si può già pensare, per Gaza improbabile. Ci saranno forze e pale e camion che butteranno vie le rovine e che poi costruiranno sopra di esse. Ci diranno che saranno sicuramente più belle, più forti, più resistenti alla prossima guerra. Anche l’incendio di tanti boschi può essere riparato, con nuove piante. Qui è più difficile trovare chi ha voglia di investire, ma si può fare. Riguardo le immagini delle distruzioni: vedo gli ospedali con le rovine addosso, con la luce spenta, con il freddo attorno anche queste ferite si possono ricostruire. E poi vedo le mamme con i bambini in braccio che fuggono dalla rovina e vedo il papà che di corsa si porta dietro una borsa che è il resto della sua casa rovinosamente distrutta da una bomba. Ma chi ricostruirà le ferite di questa gente? Chi ricostruirà le ferite di tutte le madri e i padri che vedono i loro figli uccisi e le loro figlie massacrate dalla brutalità dell’uomo? Qui non servono pale e camion per portar via le rovine. Qui servono ferite, sguardi, incontri, fatiche, perdono. Sono contento che due papà di fronte alla tragedia dei loro figli si sono sentiti al telefono non per scusarsi, anche solo per rendere umano il dolore reciproco. Di fronte alle tragedie dei nostri figli non mi servono pale di parole e camion di parole che buttano via tutto nel nome della punizione per sempre, qui mi serve un silenzio e un incontro.
Buongiorno a tutti.
Osserviamo il silenzio e nasceranno solo buone cose.