Alla fine tutto viene come ribaltato; la conclusione che ne viene fuori è sorprendente. Dio cambia idea, ritiene che si può costruire la nuova formula della reciprocità di una relazione partendo da un punto di vista nuovo, unico, per certi versi inaccettabile per una logica solo umana. Eppure questa logica umana che prevede una reciprocità di aiuto e di meriti reciproci può essere riformulata in maniera nuova. Quando dico che può essere riformulata in maniera nuova significa che io posso capire bene questa riformulazione, ma poi che fatica viverla. Comunque al di là di quello che sono e che faccio io ecco la nuova riformulazione proposta da Osea al suo popolo. È chiaro che questa riformulazione non è opera di Osea, ma del Signore; Osea diventa colui che rimanda al popolo la nuova formulazione di Reciprocità che Dio mette in atto a favore del suo popolo. Lo abbiamo visto: nella misericordia, nel non abbandono, così viene riformulata la nuova reciprocità. Dio non abbandona il suo popolo. il verso delle cose che vanno in una precisa direzione viene piegato e inizia per Dio il tempo della fedeltà senza reciprocità – la nostra, la sua reciprocità. Si una fedeltà, un’amicizia senza una fedeltà senza reciprocità. Il Signore cambia sguardo, inverte la strada, cambia la direzione della sua azione: dunque si converte. E fa qualcosa che non avrebbe dovuto fare, l’opposto di quanto detto finora. Dio lotta e vince se stesso e crea le condizioni di una amore senza reciprocità. Possiamo chiamare questo con il nome di dono gratuito. Ritengo che a volte stare dentro una relazione con l’altro richiede la sconvolgente misura di una fedeltà all’altro senza la giusta reciprocità. O meglio la giusta reciprocità è solo dono. Questa rinuncia alla reciprocità, non ancora conosciuta dagli uomini, ora diventa possibile per Dio: «Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non un uomo»