Non si tratta di un ripensamento su alcune questioni. Si tratta invece di un tempo che mi è concesso anche per ripensare alle tante emozioni e vicende della settimana appena trascorsa. Difficile mettere insieme tutti i pezzi, ma ci provo, visto che riesco ad avere un po’ di tempo per starmene tranquillo. È vero che ho un po’ di cose da fare, ma mi ritaglio anche del tempo per ripensare al tutto di questi giorni. Un ripensamento un pensiero nuovo, ogni tanto è necessario. Non necessariamente un pensiero, un ripensamento cambia la vita, sicuramente aiuta a mettere a fuoco quello che succede e aiuta a collocarlo in un tempo e in uno spazio ben preciso. Da questo ripensamento emergono dei pensieri. Tutto passa attraverso la vulnerabilità. Esiste un punto vulnerabile e se lo trovo posso attaccare il nemico diciamo di solito. Vulnerabile significa che posso essere ferito e che posso ferire l’altro. In questo giorni ho toccato con mano un sacco di ferite, inferte e subite. Ho toccato con mano che è facile ferire e subire ferite. Sembra strano, ma a volte se non permetto all’altro di ferirmi non posso accedere ad un livello superiore di conoscenza di me stesso. Mi lascio ferire dalla parola vera dell’altro e questo fa emergere la verità della mia vita. Non è invece permesso ferire l’altro di proposito e che non sia dentro un percorso di incontro e di verità. In questo senso la fiducia è parola molto vulnerabile, cioè soggetta a ferite. Infatti quando offro fiducia, quando mi apro alla fiducia io metto nelle mani dell’altro un pezzo della mia vita e, proprio perché è nelle mani dell’altro quel pezzo di vita diventa vulnerabile. Ma se mi lascio toccare dall’altro, posso crescere nella verità. L’importante che il tocco dell’altro non diventi una condanna o un giudizio, ma una parola vera. Faccio un esempio: se nella mia vita di prete penso di poter costruire relazioni che devono stare al di fuori di ogni ferita, che sono preservate da ogni vulnerabilità, costruisco attorno a me un mondo irreale , un mondo dove non mi lascio attraversare dall’altro che può portare anche ferite. Questa è una forma di spiritualità disincarnata. Incapace di stare dentro le relazioni. La relazione in tutti gli ambiti ha un bisogno vitale di libertà, di fiducia, di rischio. La vita è fatta da rapporti aperti alla possibilità della ferita relazionale. Non aiuteremmo nessun bambino a diventare una persona adulta senza concedergli una fiducia vulnerabile, nelle famiglie, nelle scuole, nei molti luoghi educativi. E da adulti non riusciamo a fiorire nei luoghi di lavoro e della vita senza ricevere e dare fiducia rischiosa e vulnerabile. Questi sono i miei ripensamenti: riceviamo e doniamo vulnerabilità, ferite e in questa esposizione alla ferità diventiamo adulti.