Quando la vita è testimonianza
Vado a chiudere anche queste riflessioni breve e sconclusionate sulla testimonianza. Ho iniziato a scrivere gli auguri di Natale. Come sempre sono in ritardo. e poi devo pensare alla frase da scrivere. Alcuni amici che conosco vanno ancora alla vecchia, scrivono tutti i biglietti a mano, uno per uno, magari anche con pensieri personalizzati. Io che dico di avere poco tempo ne scrivo uno, lo adatto un poco e poi lo invio a tutti. E-mail. Whatsapp, facebook. Tutto ve bene. Spero così di raggiungere tutti. Gli auguri che non mi piacciono sono quei video, quelle foto con frasi stampate. Diciamo che tra la variante biglietti scritti uno per uno e biglietti e foto in serie, io ho scelto una via di mezzo. Preparare un biglietto mio, personalizzato. Certo poi viene inviato a tutti. Però mi sono almeno impegnato a personalizzarlo. Io credo che la testimonianza della vita è un po’ anche come quei biglietti. C’è una testimonianza “personalizzata”. A ciascuno arriva una parola a secondo delle situazioni, dei tempi, delle vicende. Poi c’è una testimonianza in serie, come le foto e video di natale. È talmente in serie questo tipo di testimonianza che non mi impegno nemmeno a pensarla. La prendo da altri e la trasmetto così come è, in serie. Credo che dobbiamo diventare capaci di incontrare una per una le persone e a ciascuna dare una buona testimonianza di vita. Le stesse frasi, non pensate, non ragionate, non collocate nella storia non vanno bene. Sono come le stesse identiche raccomandazioni delle mamme, sempre uguali, senza nessuna variante, senza nessuno scatto di originalità. Questo tempo che stiamo vivendo è diverso da quello anche solo di un anno fa. E la testimonianza di un anno fa non va bene. Serve una nuova parola, un nuovo gesto, una nuova visione. Mi sembra che rimane aperta anche un’altra questione che mi fa dire che ogni tempo ha bisogno di una originalità di una vita che si fa testimonianza. Fino a qualche tempo fa si tendeva a programmare tutto, nei minimi dettagli e questo si pensava che fosse un modo per testimoniare, favorire, incoraggiare la vita. e forse è andato bene così. Nella chiesa, nella scuola, nell’educazione, nel lavoro. tutto era programmato. Oggi ci sono si tante procedure, ma l’esperienza della pandemia ci costringe a vivere alla giornata. Chi pensa di programmare e poi di fare è fuori strada. Oggi dobbiamo inventarci giorno dopo giorno che cosa fare. Allora noi viviamo di una testimonianza che chiamerei della fantasia quotidiana, dell’invenzione quotidiana dei modi di essere presenti a scuola, in chiesa, al lavoro, nell’educare. Oggi testimonio inventando ogni giorno il modo di testimoniare. Non siamo più nell’epoca dei biglietti scritti a mano uno per uno. Non siamo più nemmeno nel tempo dei biglietti tutti uguali e inviati in serie, ma siamo nel tempo in cui ogni giorno dobbiamo riscrivere il biglietto di auguri, adattando il vecchio biglietto alla nuova situazione. Non siamo più nel tempo della programmazione totale entro in cui inserire la nostra testimonianza; non siamo nemmeno nel tempo in cui tutto è fatto in serie e riprodotto dai social. Siamo in un tempo in cui la testimonianza è da reinventare ogni giorno con coraggio e immaginazione.