Leggendo un testo trovo questo pensiero che mi sembra perfettamente aderente a tutto quanto stiamo scrivendo in questi giorni circa il parlare e la profezia. È un Talmud ebraico. I talmud sono raccolte di pensieri che commentano la parola sara e la legge. Eccolo questo breve detto: ”Rav Johanan ha detto: dal giorno della distruzione del Tempio [di Gerusalemme] la profezia è stata tolta ai profeti e data a folli e bambini”. la profezia non è l’arte di indovinare il futuro, di prevedere il futuro grazie a qualche tecnica particolare. La profezia nasce dal cielo, viene consegnata al profeta che diventa voce del divino. Mi sembra interessante sapere che nel momento della distruzione di Gerusalemme tale profezia è tolta ai diretti interessati e consegnata ai bambini e ai folli. Sono tutte quelle figure ai margini che non appaiano mai e che invece in maniera quotidiana dicono la verità del mondo. In questo tempo così confuso i bambini e i folli, o almeno quelli che noi riteniamo folli, riescono a dire piccole verità sul futuro. Chi sono questi piccoli e folli? Quelli che si preoccupano della pace del mondo e non della guerra del mondo. I ragazzi che si organizzano per difendere quel resta dell’ambiente e che noi giudichiamo folli e che puniamo. Chi si prenda a cuore un immigrato per non lasciarlo in balia di un futuro incerto. Chi ritiene che prendersi a cuore un ammalato è ancora cosa buona e vera. E posso fare una lista infinita di questi bambini e folli che hanno preso sul serio la parola divina: amerei il prossimo come te stesso. Lo dico in questo modo: la misura di cura e di amore che riverserai sull’altro sarà la misura dell’amore che applicherai a te stesso. Tutto il resto non è profezia.