È tardi quando scrivo. E allora sono poche righe. Cara Chiesa forse ieri sono stato un po’ duro, ma niente mi toglie dalla testa che se non ci rimettiamo a correre ed usciamo da questo strano immobilismo, da questa faccenda dei tempi complicati non ne veniamo a capo. So che è difficile coniugare vangelo, legge, umano e mondo. Ci siamo dentro in questo mondo e siamo chiamati a viverlo in pienezza. Portiamo il vangelo in questo mondo e dovremmo mantenerlo integro. Ma sappiamo già che ogni tempo e ogni epoca prende il vangelo e lo legge con i suoi occhi e ci costruisce sopra un codice morale. Forse è questo che manca alla chiesa oggi: un perfetto essere incarnata in questo mondo, un confronto serrato con l’umano, un impegno costante a incarnare il vangelo dentro la storia di questi giorni. Ma soprattutto manca la forza di tradurre in azioni tutte le nostre riflessioni. Manca la capacità di tradurre in un codice etico tutto il pensiero sull’umano, sul vangelo. Cara chiesa è bella e profonda la tua riflessione, sono affascinato da tutta la tua forza di pensiero, tanto è vero che leggo e approfondisco abbastanza. Cara Chiesa ho bisogno però di uscire dalla riflessione ed entrare nel mondo reale con gesti concreti. Faccio solo un esempio: affascinanti tutte le parole e gli approfondimenti su ascolto e accoglienza. Quando poi si tratta di aprire le porte veramente ad un ascolto e ad una accoglienza autentica soprattutto per certe categorie di persone nascono i distinguo. E allora tutta la bella riflessione non trova una vera corrispondenza nella pratica quotidiana. Cara chiesa non ti chiedo di riflettere meno, ti chiedo di agire di più in coerenza con la tua bella riflessione. E per oggi mi fermo qui.
Condivido pienamente le riflessioni sul modo di comportarsi di certe persone (importanti) nella Chiesa
E’ una cosa che mi manda in crisi, mi chiedo se non si rendono conto quanto male facciano ai giovani
alla ricerca della verità,a una ragione di vita.L’esempio insegna più di tante parole.