Per quanto possono essere grandi i dolori e le fatiche della nostra vita, per quanto può essere impegnativo l’affrontare la vita con le sue sofferenze e le sue rotture, per quanto tutto questo ci può far perdere la speranza, a noi viene dato un compito importante: quello di non smarrire noi stessi. Un orto può sembrare malandato per il brutto tempo. Ma non lo posso lasciar smarrire nei meandri di tanta erba, lo devo ritrovare. Un apiario pieno di api può essere in grande difficoltà per la stagione balorda, ma posso lasciare che si perda per l’incapacità di prendersi cura di lui. Così è della vita degli uomini: non posso pensare di lasciare che una persona si smarrisca nei meandri della sofferenza. Qualcosa per lei fino a quando ne ho le forze lo devo fare, qualcosa mi devo inventare. Cercare nuovi registri per la vita vuol dire anche cercare modi nuovi per non smarrire la vita quando la vita diventa dura da vivere. Guardo alla mia vita. Non voglio che se ne vada alla deriva: ma che fatica tenerla in piedi in certi momenti. Credo che uno dei motivi per cui oggi diventa sempre più difficile trovare il coraggio di cambiare registro è anche legato a questa faccenda che cerco di descrivere. Diciamo che è un’opinione personale e quindi prendetela non come una critica a qualcosa o a qualcuno, ma come una semplice opinioni personale. Ritengo che lentamente non soltanto abbiamo svuotato cielo e terre degli dei buoni, ma abbiamo svuotato terra e cuore di un’anima, di un cuore capace di generare non solo profitto, ma reciprocità e relazione. Per anni abbiamo insegnato: realizza te stesso dimenticandoci di aggiungere insieme con gli altri. L’uomo della bibbia ha continuato a pensare e costruire luoghi, tempi, spazi che, grazie alle persone profetiche tenevano in piedi un sogno. Succedeva così che quando qualcuno voleva cambiare registro nella vita non doveva fare altro che cercare in questi luoghi queste persone e affidarsi anche a loro. Oggi cerchiamo di fare tutto da soli, cambiare registro da soli. Un orto, un apiario con questo tempo non può cambiare registro da solo, ha bisogno di mani e cuore e anima di qualcuno che si prende cura di lui. E così anche quando vogliamo cambiare registro non possiamo farcela da soli, abbiamo bisogno di mani e di cuori e di anima che si prendono cura di noi.
Facendo una somma fra le riflessioni di sabato, domenica e oggi, ritengo che il dolore è una componente umana.
Se ho un anima, provo dolore per eventi che riguardano me o per eventi che riguardano il mio prossimo.
Il dolore ci rende più umani e umili nell’approccio con il prossimo.
Chi è colpito dal dolore non è forse più disposto verso il prossimo?
Esiste forse un essere umano che non prova dolore? Ha forse una vita perfetta?
Sono molto d’accordo sul fatto che il mantra realizza te stesso sia incompleto. Ad avere il coraggio di guardarci dentro la carità più grande è essere decentrati da noi stessi. Realizzare gli altri mentre realizziamo noi stessi… non è impossibile