Anche noi, come i grandi profeti di tutti i tempi che hanno vissuto l’esperienza dell’esilio, possiamo passare da una situazione di benessere e di felicità ad una di mancanza, di dolore e di solitudine. Quando arriviamo a questo punto tutte le parole sono in perdita, non hanno più valore. I profeti lo hanno vissuto e lo hanno annunciato: siamo come dentro un grande esilio dove abbiamo perso tutto: famiglia, relazioni, benessere economico. Nell’esilio della solitudine trovare parole diventa complicato. Anzi nel tempo dell’esilio non si trovano parole, rimangono invece i silenzi. E le parole covano dentro nel cuore come fiamma pronta ad esplodere e a bruciare tutto quanto trova nel suo raggio di azione. Quando ci troviamo in questa condizione non ci rimane che fare quello che hanno fatto i profeti; quando tutto sembra essere azzerato e concluso dobbiamo avere il coraggio di riscoprire finalmente e semplicemente che siamo figli, uomini e terra, come tutti, e lì attendere una voce diversa. Le parole nel tempo dell’esilio e del dolore sono tutte in perdita, perché non riescono a spiegare, a dare voce e spiegazione di un tempo così complesso. Pensate a tutte le parole dette sulla guerra e sulla pace di questi tempi. A me danno tanto l’impressione di voci e parole in perdita. Dobbiamo invece tornare terra, con il viso inchinato, con la passione per l’umano. Più mi inchino verso la terra più trovo parole sensate, più mi innalzo nel mio orgoglio e nella mia rabbia, più trovo solo parole perdute. Nella parola sacra più ci di abbassa verso la terra, più ci si innalza verso il cielo. Più andiamo a cercare parole nel cuore della terra e dell’umano più ci ritroviamo tra le mani e sulla bocca parole sensate, parole che non si perdono nell’aria confusa.
Credo che dobbiamo cercare nel silenzio parole che germoglino, crescano e portino a maturare cose buone e semplici. E ogni seme deve essere nascosto per poi attraversare la terra, fino a spuntare verso l’alto in un germoglio di vita.