Raccogliamo i peperoncini. Diversi modi sul come raccoglierli e diversi modi con cui decidere come farli essiccare. Io sono per l’essiccatoio, mi si fa notare che consuma corrente, qualcuno li lega con dei fili, qualcuno li lega ancora con dei fili ma in maniera diversa. Io guardo e questa volta lascio
fare, vediamo che cosa succede mi dico, anzi alla fine non dico niente e lascio fare. Tanti modi diversi. Forse la spiritualità di questo tempo è anche tanti modi diversi. Credo che una delle condizioni da cui nasce la possibilità di creare nuove forme di spiritualità è anche quella di far nascere domande diverse, linguaggi diversi, vicende diverse. Il rischio è che oggi usiamo parole, linguaggi, segni stanchi che non hanno più la bellezza e la gioia della vita interiore. Sempre le stesse parole stanche e niente di più. Forse per esprimere e narrare nuove parole e segni di una spiritualità che si rinnova e torna ad incontrare il profondo del cuore e della vita attorno a noi, abbiamo anche bisogno di abbandonare tutto quanto fa sentire stanco il nostro linguaggio. È come per legare i peperoncini: servo linguaggi nuovi e diversi. Forse all’inizio questi linguaggi nuovi e diversi non sono comprensibili, ma questo non ci deve far pensare che dobbiamo ritornare alle solite e stanche parole che forse oggi non più dicono molto. Per aprire parole nuove serve creatività, fantasia, approfondimento, capacità di relazione e comunicazione con l’altro. Davvero dobbiamo avere il coraggio di lasciare le parole stanche e aprire lo scrigno delle parole che danno vita e vitalità. Ma quali sono le parole stanche da abbandonare? E quali sono le parole cariche di fantasia da far uscire dallo scrigno prezioso della fantasia dello spirito santo? Qui il tema si fa impegnativo e ci ritornerò sopra con calma.