parole di dolore

di | 17 Dicembre 2023

Non lo voglio affrontare. Meglio stare su una montagna da soli e non parlare, non guardare le parole di dolore. Meglio far finta che non esistano. Eppure anche se non le vogliamo sentire e ascoltare e meno che meno dire, le parole di dolore arrivano e fanno un gran male in tutto il corpo. Non c’è un dolore più grande di altri. C’è il dolore che ciascuno misura dentro di sé. Non ci sono parole più grandi o meno grandi quando arriva il dolore. Infratti ognuno prende le parole di dolore e le elabora a modo suo. Certo, se guardiamo ai fatti ci sono dolori immensi, pubblici, sociali, religiosi che tutti possono vedere e percepire e poi ci sono dolori privati che ognuno elabora da solo o al massimo con un piccolo gruppo di persone. ma tutte, sia pubblici che privati, sono parole di dolore e ci sono e fanno male. Questo è il primo dato che emerge quando penso alle parole di dolore. Ritengo che è la più grande sfida del mondo quella di tenere tra le mani parole di dolore. È la più grande sfida del mondo quella di conservare e macinare nel cuore le parole di dolore. Qualcuno ci prova a sfuggir via da queste parole di dolore, ma non so per quale stranezza esse ritornano sempre. Qualcuno urla contro le parole di dolore, ma queste urla non allontanano queste parole di dolore. Qualcuno se ne sta in silenzio e questo silenzio alla fine fa più male di urlo lanciato contro le parole di dolore. Non ho risposte al tema del dolore, ma so che serve un grembo che io chiamo comunità,  famiglia, amici, che raccoglie queste parole di dolore, un grembo comunitario che custodisce queste parole di dolore e custodisce il dolore umano, il dolore di ogni singola persona. Serve un grembo comunitario che  aiuta  a rinascere dal dolore. Non si può stare soli con le parole di dolore.

Un pensiero su “parole di dolore

  1. Sabrina

    Quanto é vero, il dolore lo puoi tenere in fondo al cuore, ma rischia di distruggere il resto, la fede, la fiducia, la gioia, la luce…puoi provare ad elaborarlo ma é fondamentale trovare chi si prende cura del tuo dolore e accoglie in un ascolto sincero… e ci vuole tanta sintonia e attitudine per accogliere il dolore degli altri, lo può fare la famiglia se non vive il tuo stesso dolore o lo può fare anche un estraneo che in quel momento decide di ascoltare. Occorre però in alcuni casi uno sforzo più grande, un ascolto più profondo per aiutare a trovare la luce in mezzo alle sue tenebre, perché non sempre chi soffre può risalire, a volte é necessario riconoscere il dolore dall’interno e trovare tante piccole bellezze proprio lì dove non c’è più sole, per aiutare ad una risalita lenta e cosciente, aiutando ad affrontare le paure guardandole in faccia, e basta un po’ di luce per vedere che i mostri nelle tenebre non erano proprio così spaventosi. Chiunque può portare aiuto a chi soffre, meglio se specializzato in anima come un sacerdote o in psicoterapia, serve empatia, misericordia, carità, volontà e fede, ma poi é fondamentale l’ accoglienza di una comunità o una famiglia che continuino la loro innata missione di accoglienza e aiuto verso le pecorelle smarrite, che siamo tutti nei momenti più difficili.

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