Carissimo Geremia, il tuo discorso è provocante come è provocanti ogni tua parola. Da un primo amore ad una scelta che non sai bene se è obbedienza o scelta, e poi il tradimento del primo amore e la scelta di altro che non è Dio di fraternità. Certo che ci conduci per sentieri tortuosi. Mi domando se possiamo conoscere un attimo di respiro. Dalla lettura del tuo testo, delle tue parole, capisco che non vi è respiro. Si arriva addirittura al nulla; e tu lo racconti così nelle tue parole: il popolo ha tradito il suo patto nuziale «per correre dietro al nulla, e diventare loro stessi nullità” per correre dietro al nulla e diventare nullità; certo che è tremenda questa parola: diventare nullità. So che nella parola sacra esistono due strade che indicano la nullità. Una è quella di qoelet: vanità delle vanità, tutto è vanità. Detto in parole semplici questo nulla di qoelet è il nulla della vacuità, del vuoto di vita, delle ombre. Il nulla di qoelet dice l’effimero della vita. il tuo nulla Geremia dice altro. qoelet narra di un esperienza diversa dal vuoto della vita. Tu invece ci parli di un nulla di cui dobbiamo liberarci. È il nulla che riconosce che abbiamo tradito il primo amore. È il nulla che lascia amarezza nel cuore per tutto quanto è successo. È il nulla che è vuoto perché non rimane niente ,quando si insegue il falso amore. È vuoto di esistenza. Oggi guardiamo sgomenti questo mondo che crolla e ci sembra che rimanga solo il nulla del passato. Questo è il tuo nulla Geremia, il nulla che tu hai gridato alla città di Gerusalemme. È il nulla che dovresti gridare anche alle nostre città. Tu non sei solo un profeta che grida il nulla, tu chiedi di rialzare la testa per superare questo nulla. Lo hai detto ai tuoi tempi e lo dici a tutti noi: cerca un nuovo viaggio, un nuovo inizio. Ci chiedi di uscire da questo nulla, di rigenerarci a vita nuova, di vivere una nuova vita che riscopre un desiderio nuovo e antico insieme. Ci chiedi di non essere schiavi e servitori di un vuoto, ma di una vita bella