Leggo: da solo avresti potuto ben poco. E poi ancora dal mio grande Bonhoeffer: Circondato fedelmente e silenziosamente da forze buone, custodito e confortato meravigliosamente voglio trascorrere questi giorni con voi e con voi incamminarmi verso il nuovo anno. È vero ben poco posso da solo. È quando sono circondato da forze buone che le cose si muovono al meglio, o perlomeno i muovono. Vado via per un incontro e gli amici con l’educatore mandano avanti la cooperativa. Io preparo da mangiare e nel mangiare insieme ci diciamo che è cosa buona aiutarci e crescere insieme. Un amico monaco mi chiama per parlare un po’ e per vedere come sto, un altro amico mi sistema un pezzo di macchina e poi mi invita a cena. Chi è lontano mi chiama per vedere come va. Insomma, se non sono capace di riconoscere che sono circondato da forze buone e che da solo faccio ben poco allora sono proprio un disonesto. Quello che percepisco come interessante è che fare comunità non è mettere insieme un agglomerato di cose e di persone diverse, non è la somma di tante diversità, ma il valorizzare fino in fondo la storia e la capacità di ciascuno. Mi viene chiesto di dare fiducia, di crescere nella fiducia. Mi viene chiesto di contare in tutto su me stesso, sull’altro e su Dio. Non posso pensare di contare solo su me stesso. E allora chiudo ancora con la preghiera di Bonhoeffer: Le cose passate tormentano i nostri cuori, il peso duro dei giorni brutti ci opprime: o Signore, dà ai nostri spiriti affranti la salvezza che ci hai preparato. Tu ci porgi il pesante e amaro calice della passione, pieno fino all’ultima goccia: noi lo prendiamo, grati, senza tremare, dalle tue care e buone mani. Eppure, tu vuoi darci ancora la gioia per questo mondo e lo splendore del suo sole: ci ritorna alla mente il nostro passato e a te appartiene tutta la nostra vita. Fa’ che le candele che hai portato al nostro buio oggi ardano in silenzio e caldamente; raccoglici, se è possibile, di nuovo insieme.