Siamo alla fine di un anno strano, terribile, faticoso e andiamo ad aprirne uno nuovo altrettanto misterioso. Il mistero è su tutti i fronti. Famigliare, sanitario, sociale, economico, religioso, lavorativo, scolastico e via dicendo. Non voglio fare la solita fila di ringraziamenti o di bilanci del passato. Men che meno voglio fare previsioni per il futuro. Non sono nel mio stile. In genere quando faccio i bilanci mi escono sempre in rosso. Qualche economista dice che è meglio sapere che hai un bilancio in rosso, così ti regoli per il futuro. dichiaro che nel mio caso non è vero. Quando il bilancio è in rosso, sia quello economico e soprattutto quello della vita io ci sprofondo ancora più dentro. E non faccio nemmeno previsioni perché non ne azzecco una. Quindi sto nel mio piccolo e mi guardo in giro, cerco un qualcosa che mi aiuti a trovare uno sguardo per il futuro. Come ho fatto in tutti questi mesi in cui ho scritto qualcosa di più o meno sensato, voglio solo percepire, sentire, magari, con una parola grossa, oso dire contemplare (state tranquilli non sono un contemplativo..) l’anno che finisce e l’anno che verrà. Troppo tanta la neve che è arrivata, troppo faticosa da spalare, ma anche troppo bella da ammirare. Esco di casa qui a Rosciano, la tentazione è di entrare a piedi nudi nella neve, ma la paura di un raffreddore prevale. Comunque non rinuncio a pestare la neve. Lo faccio con un semplice paio di scarpe bucate che non sono proprio un grande riparo tra i miei piedi e la neve. Per la verità è quasi come andare a piedi nudi. Rientro in casa con i piedi bagnati e gelati e mi par di sentire il buon don Roberto che dice: bambo, non hai più vent’anni e la buona Teresa che mi guarda insieme a don Roberto e dice vai a scaldarti e la buona Olga che mi guarda non dice niente ma mi guarda con uno sguardo perplesso. Ma questi erano altri tempi. Adesso sono qui con i miei piedi bagnati a rischio raffreddore. Comunque vi garantisco che ne è valsa la pena di un giro in mezzo alla neve. Mi sono arrivate al cuore come due sensazioni. E le lascio a voi come augurio. La prima. Non si tratta di freddo, di bagnato, ma di un’immersione nella terra, nella vita. mi sento partecipe della vita di questo mondo e amo profondamente questa immersione nel mondo, nella terra. Immergermi nella neve è come immergermi nel cosmo, è come immergermi nel Dio creatore e Padre. e vi garantisco che è una sensazione che sento di amare profondamente. Si amo molto immergermi in questo mondo e in quel mondo che è Dio. La seconda è come un riflesso di luce. La neve è limpida, chiara, è luce, fino a quando la polvere, l’uomo o altro ancora non sporca tutto. È come se in quella neve limpida sentissi una limpidezza originaria che rischiamo di perdere sempre. E l’immagine che emergere nel cuore è quella di un bambino in braccio a sua madre. Io sono tranquillo e sereno, come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, speri Israele dice il salmo. Limpidezza di bambino per sperare nel futuro.
La neve che scende dal cielo e si accumula sulla terra tende un ponte impalpabile tra cielo e terra. Guardare la neve scendere fa sognare, eleva lo sguardo, immergerci i piedi quando è ormai a terra è farne parte, lasci il tuo segno, ed il freddo lascia la sua presenza in te.
Nello spalare ed ammucchiare la neve ai bordi del giardino e dei passaggi, ne coglievo la sfumatura azzurrina. Non me la ricordavo più, perché sono una persona pratica e concreta( forse diventata meno attenta alla bellezza? )
Ma riscoprirne il colore del cielo sceso per terra mi dà gioia. Mi è parso di guardare con gli occhi di bambina… I bambini ce la mettono sempre la sfumatura celeste del cielo sulla neve, loro la colgono subito. Neve, ponte tra cielo e terra… Un poco di poesia e di sguardo bambino ci vuole.
Oggi, più che mai….