Nella vita sono un gran confusionario e faccio fatica a tenere insieme tutti i pezzi della mia storia e delle cose che faccio. E così so di non essere costante, so che i fallimenti mi fanno male, so che non sono in grado di fare il presidente di una cooperativa o di un’associazione o di altro simile. Conosco i miei limiti anche nelle cose che invento, eppure alla fine mescolo tutto e mi trovo inguaiato. E quando qualcosa non funziona bene non c’è verso che tenga, la tentazione di mollare tutto c’è. E succede anche nella fede, alla fine non riesco a tenere fissa la barra su un qualcosa di chiaro. Ci credo in quel Dio che è Padre di tutti gli uomini, ma come vorrei avere il coraggio di seguirlo fino in fondo! Nei libri, nelle mie letture invece sono metodico, non so perché ma un libro si prende e si legge fino in fondo anche se non piace. C’è il libro per la meditazione, il libro per l’approfondimento, il romanzo, tutto in modo metodico. Tutto rigidamente sottolineato, tranne quelli della biblioteca, di cui sono un discreto frequentatore. Ma c’è un altro particolare in questa mia metodicità nella lettura dei libri che mi sorprende e che vorrei avere nella vita. Quando leggo il romanzo di un autore, leggo di lui tutto quello che trovo. Uno dietro l’altro. Per fare qualche esempio mi è successo con il grande dostoevskij. Di lui ho letto tutto quello che ho trovato. Uno dietro l’altro. Ultimamente mi è successo con l’americana Louise Erdrich sono partito con il romanzo la rose e via una dietro l’altro. Ed ora sta succedendo con Colum McCann. Di lui ho letto come primo libro apeiregon ed sto leggendo lascia che il mondo giri e poi proseguirò.. e così anche con i commentari biblici: prima Luca, poi Matteo e via dicendo. In questa metodicità che mi manca nella vita, ogni tanto mi imbatto in pensieri che mi rappresentano e così in questo testo ultimo, lascia che il mondo giri, ho trovato queste parole che dicono chi sono io oggi. Eccolo il testo: “Una volta Corrigan mi disse che Cristo era abbastanza facile da comprendere. Andava dove Lo si attendeva. Si fermava dove era necessaria la Sua presenza. Portava con sé poco o niente, un paio di sandali, una camicia striminzita, qualche cianfrusaglia per ingannare la solitudine. E Lui non aveva mai rifiutato il mondo. Farlo avrebbe significato negare il mistero. E negare il mistero sarebbe equivalso a rifiutare la fede. Corrigan voleva un Dio pienamente credibile, un Dio riconoscibile nel sudiciume del quotidiano. Il conforto che traeva dalla cruda e fredda realtà — corruzione, guerra, povertà — era che la vita poteva elargire piccole meraviglie. ….Nella vita reale, lo consolava la possibilità di intravedere nell’oscurità una piccola luce, guasta e ammaccata, ma pur sempre una luce. Molto semplicemente, sperava in un mondo migliore, ci sperava perché era nella sua natura.
da ragazzo correvo in bicicletta e lungo la settimana mi allenavo , uscivo anche se partivo sotto la pioggia. Alla domenica poteva capitare di non sentirmi in “forma” e di conseguenza non ottenere il risultato che tanto speravo di ottenere.
Non mi arrendevo e cercavo il motivo del mancato traguardo.
Concludevo che non dovevo modificare comunque il tipo di allenamento ma può succedere che
a tutti può succedere la giornata “scagliata”.
“MOLA MIA”