Gv. 18, 28-32
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. 29Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: “Che accusa portate contro quest’uomo?”. 30Gli risposero: “Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato”. Allora Pilato disse loro: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!”. Gli risposero i Giudei: “A noi non è consentito mettere a morte nessuno”. 32Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.
Commento
Da Caifa si passa al pretorio, l’organo ufficiale che gestiva la giustizia per i romani. Il prefetto di Giudea abitualmente risiedeva a Cesarea, ma in occasione della Pasqua si trasferiva a Gerusalemme per fronteggiare eventuali disordini a causa della grande folla di pellegrini. Quindi Gesù compare davanti a Pilato. L’annotazione dice che era già l’alba. La contraddizione e forse anche l’ironia è che i sacerdoti fanno uscire dal pretorio Pilato. Loro non ci entrano per paura di contaminarsi con i pagani. La contraddizione sta proprio qui: l’esterno deve essere puro, ma il cuore è pieno di odio per Gesù. Pilato dunque viene costretto a uscire dal pretorio e ad andare incontro agli accusatori di Gesù. Egli domanda loro l’accusa che portano contro quest’uomo. Probabilmente conosceva già i fatti, ma di certo seguiva un protocollo per una corretta condanna e al tempo stesso obbliga i capi dei Giudei a dichiarare apertamente i loro intenti. Il rimpallo delle responsabilità circa la condanna la morte di Gesù qui si fa evidente. Pilato rimanda ai sommi sacerdoti i quali poi rimandano a Pilato. Sembra che nessuno voglia prendersi la responsabilità della condanna a morte di quell’uomo. Giovanni sottolinea bene il fatto di come tutto questo avviene per dare compimento alle parole di Gesù, il quale più volte aveva dichiarato che doveva essere consegnato per essere condannato a morte.
Preghiamo
Preghiamo per i malati
Compimento :per Gesù è dare la vita consegna, questione di cuore, per i sacerdoti in questa condanna è avere puro l’esterno… Che enorme contrasto… Gesù abbi pietà di me, di noi quando no seguiamo il cuore… Mi unisco alla preghiera per tutti gli ammalati.
Quanta meschinità in un’umanità centrata sull’esteriorità, sulle apparenze. Il marcio è dentro il cuore, nei pensieri, nel non assumersi la responsabilità, nella menzogna, nel pretesto, nella violenza contro un uomo mite ed umile.. Meschinità e vigliaccheria , ipocrisia e menzogna, giustizia umana e pressappochismo, crudeltà e tanto altro esprimono la vera natura dell’essere umano. Ma Tu, Gesù, ci hai insegnato ad essere diversi, ci hai mostrato un’altra via, dolorosa ma vera, difficile e controversa, ma giusta. Hai pagato con la vita questo esempio, questa traccia, questo cammino e l’hai fatto per ognuno di noi, per l’umanità intera, attraverso il tempo ed ogni spazio. Ora sta a noi scegliere come vogliamo vivere.