mercoledì 17 luglio

di | 16 Luglio 2024

Mc. 14,66-72

66 Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote 67 e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». 68 Ma egli negò: «Non so e non capisco quello che vuoi dire». Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò. 69 E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è di quelli». 70 Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: «Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo». 71 Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo che voi dite». 72 Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte». E scoppiò in pianto.

Commento

Di questo racconto del rinnegamento di Pietro qualcosa abbiamo già detto quando abbiamo parlato del tema del tradimento. Sappiamo bene come il rinnegamento di Pietro non è la fine della sua sequela con Gesù, quel pianto liberatorio dice come egli riconosce la sua incapacità di stare con il Signore Gesù nel momento in cui Lui ha forse bisogno  della presenza dei suoi amici. Gesù nel vangelo di Giovanni dopo resurrezione tornerà a chiamare Pietro con quella famosa espressione Pietro mi ami tu più di costoro? E la risposta di Pietro sarà: Signore tu sai tutto tu sai che ti amo. Ma c’è un altro particolare che lentamente emerge dal racconto della passione di Gesù. il suo abbassamento, il suo apparente scomparire di fronte alla folla, alle autorità. San Paolo in una sua lettera così commenta: abbassò sé stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce. Non solo il popolo non era pronto a riconoscere Gesù come Messia, ma nemmeno i suoi amici e alla fine di tutto rimane solo. Lentamente in Gesù emerge quella figura narrata dal profeta Isaia che è la figura del servo sofferente che andremo a contemplare nel racconto della passione e morte in croce; per arrivare qui manca un solo passaggio: dopo il processo religioso, ora è necessario quello politico di fronte a Pilato

Preghiamo

Preghiamo per chi soffre

2 pensieri su “mercoledì 17 luglio

  1. Elena

    Cosa fa fare la paura…
    Il rinnegare di Pietro è mosso dalla paura. Lui ha seguito Gesù, un po’ da vicino, un po’ da lontano. Prende poi le distanze da Lui nel momento in cui viene visto e scoperto. Ma ricordando ciò che Gesù gli aveva detto, scoppia in pianto. Comprende la propria fragilità. È complesso l’animo umano. È complesso il rapporto di amicizia. È complesso appartenere al Cristo. Avremmo fatto tutti così come Pietro? È possibile, forse molto probabile. Ti chiediamo perdono, Signore perché siamo solo molto fragili e non riusciamo a sostenere la fedeltà per le nostre paure e per i nostri limiti. Tu però conosci i cuori, i pensieri, le intenzioni e le volontà che custodiamo. Guardaci con tenerezza e non con il giudizio. Non allontanarci da Te, neanche quando noi ci allontaniamo da noi stessi e da ciò che avevamo giurato sarebbe stata la nostra scelta per sempre, la nostra vita!
    Ti ricordiamo chi soffre.

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  2. sr Alida

    Le relazioni sono belle, ma è faticoso costruirne di vere. La relazione ha i suoi silenzi, dove scoprire per davvero il dono che è l’altra persona. Quanto mi posso avvicinare, quanto a volte sembra necessiti essere più distanti.,e quanto sia bello invece rimanere una relazione positiva. Le paure che essere fedeli ci costi troppo, la paura di soffrire. Per chi soffre ti prego Signore, grazie per il tuo dono al di là di ogni nostra fragilità.

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