Giobbe 31,1-23
1 Ho stretto un patto con i miei occhi,
di non fissare lo sguardo su una vergine.
2E invece, quale sorte mi assegna Dio di lassù
e quale eredità mi riserva l’Onnipotente dall’alto?
3Non è forse la rovina riservata all’iniquo
e la sventura per chi compie il male?
4Non vede egli la mia condotta
e non conta tutti i miei passi?
5Se ho agito con falsità
e il mio piede si è affrettato verso la frode,
6mi pesi pure sulla bilancia della giustizia
e Dio riconosca la mia integrità.
7Se il mio passo è andato fuori strada
e il mio cuore ha seguìto i miei occhi,
se la mia mano si è macchiata,
8io semini e un altro ne mangi il frutto
e siano sradicati i miei germogli.
9Se il mio cuore si lasciò sedurre da una donna
e sono stato in agguato alla porta del mio prossimo,
10mia moglie macini per un estraneo
e altri si corichino con lei;
11difatti quella è un’infamia,
un delitto da denunciare,
12quello è un fuoco che divora fino alla distruzione
e avrebbe consumato tutto il mio raccolto.
13Se ho negato i diritti del mio schiavo
e della schiava in lite con me,
14che cosa farei, quando Dio si alzasse per giudicare,
e che cosa risponderei, quando aprisse l’inquisitoria?
15Chi ha fatto me nel ventre materno,
non ha fatto anche lui?
Non fu lo stesso a formarci nel grembo?
16Se ho rifiutato ai poveri quanto desideravano,
se ho lasciato languire gli occhi della vedova,
17se da solo ho mangiato il mio tozzo di pane,
senza che ne mangiasse anche l’orfano
18– poiché fin dall’infanzia come un padre io l’ho allevato
e, appena generato, gli ho fatto da guida -,
19se mai ho visto un misero senza vestito
o un indigente che non aveva di che coprirsi,
20se non mi hanno benedetto i suoi fianchi,
riscaldàti con la lana dei miei agnelli,
21se contro l’orfano ho alzato la mano,
perché avevo in tribunale chi mi favoriva,
22mi si stacchi la scapola dalla spalla
e si rompa al gomito il mio braccio,
23perché mi incute timore il castigo di Dio
e davanti alla sua maestà non posso resistere.
Commento
D’ora in avanti il tono di Giobbe e di tutto il libro è un tono “giudiziario”. Cioè da aula di tribunale dove Giobbe porta l’elenco delle cose sbagliate che non ha fatto e delle cose che ha fatto bene. Dio si degnerà di rispondere a tutto questo? Se vogliamo questo è l’inizio del dialogo serrato con Dio. Questa modalità di raccontare era tipica nell’ambito liturgico e del tempio. Si portava a Dio come offerta e preghiera tutto quanto l’uomo aveva fatto di bene e di male e si chiedeva a Dio di dare una risposta a tutto quello che veniva raccontato. questa modalità di procede appartiene al diritto sacro dell’alleanza tra Dio e il popolo. Il popolo narrava a Dio tutta la sua vicenda. Chiedeva di rinnovare l’alleanza rovinata dall’infedeltà e aspettava la risposta di Dio che arrivava tramite la voce del sacerdote. Vi era anche una specie di auto condanna da parte dell’uomo, in caso Dio riconoscesse l’errore e non rinnovava l’alleanza l’uomo era disposto ad accettare le conseguenze di questo non rinnovo dell’alleanza. Era un meccanismo complesso, ma che chiedeva all’uomo di riconoscere la verità della sua vita e di assumersi le responsabilità di fronte al proprio agire. Giobbe sposta la questione dal sacro, dal tempio alla vita quotidiana. Non va nel tempio per chiedere spiegazioni, non entra in un luogo sacro come il tempio. Ritiene che la sua vita con le sue azioni è sufficientemente sacra da parlare con Dio, chiedere di rinnovare l’alleanza o riconoscere il proprio errore. E inizia a presentare a Dio le cose buone che ha saputo fare. fa un elenco di 12 cose buone. Ma lo vedremo domani.
Preghiamo
Preghiamo per Laura e tutte le donne
Il Signore, che legge in ogni cuore, conosce il visibile e l’invisibile di ognuno di noi. Affidiamoci alla Sua sapienza e alla Sua misericordia. Preghiamo per tutte le donne, e per Laura e Annamaria
Parlare con Dio in ogni situazione di domanda di luce o di buio e di lode o di cio’che viviamo di sofferto, rende sacra la nostra vita. Preghiamo per tutte le donne in particolare per Laura, Annamaria, Monica, Rosà, Renata…