lettere profetiche

Carissimo profeta Geremia

Queste lettere profetiche non sono mie profezie e nemmeno predizioni sul futuro; sono lettere che voglio scrivere ai grandi profeti biblici. Per ora partiamo con quelli poi vediamo se e come possiamo continuare. Incomincio da te, Geremia, perché tu sei il profeta della grande e drammatica crisi del popolo di Israele. La tua vita copre un lungo tempo e la tua parola profetica arriva fino a noi custodita nella parola sacra come un dono prezioso. Il tuo, ma tutto il mondo profetico, non è il semplice mondo religioso che diventa oggetto di studio per gli esperti; è invece la parola coraggiosa detta in un tempo di crisi, che vede una fine e una deportazione, che sogna un ritorno e un nuovo inizio. Ecco perché è la parola giusta per me e per noi. Perché siamo in un tempo di rivelazione, di apocalisse, di chiusura di un mondo e ci chiediamo come aprire il futuro. In questo tempo la tua profezia, Geremia, è essenziale come l’acqua che ci manca. La tua parola è vitale per capire il presente e pensare il futuro. Come vorrei che queste parole profetiche, le tue parole profeta Geremia, risuonassero non nelle nostre chiese, ma nelle nostre piazze. Ne abbiamo bisogno.  Questo tempo di crisi ci impone di non sbagliare le scelte future e le tue parole sono necessarie perché tu hai vissuto uno dei crocevia della storia più terribili: la guerra, la distruzione, la deportazione. La tua profezia è parola grande, narrativa portentosa che ci chiede di trovare linguaggi narrativi grandi per raccontare questo tempo di fatica. Abbiamo smarrito il senso della narrazione che si fa storia, abbiamo mantenuto solo slogan, luoghi comuni, urla. Ecco perché ho scelto te come profeta per narrare questo tempo di crisi, perché i tuoi non sono slogan e luoghi comuni, ma parola vere, narrazioni audaci, le tue sono parole che nascondo la forza del futuro che deve nascere. Le mie sono semplici lettere che scriverò a te profeta Geremia per interrogarti, capire e pensare il nostro futuro.