la guerra è una pazzia

di | 28 Ottobre 2024

Ancora una volta per parlare di pace mi affido ad altri, a chi ha le mani in pasta con la questione. Questa volta sono le parole che il vescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, ha pronunciato il 19 ottobre mentre nella città era in corso il g7 dei ministri della difesa. Condivido pienamente il pensiero e quindi non lo commento ma lo lascio così come è. anche questo pensiero lo suddivido in due parti per motivi di lunghezza.

“É in corso in questi giorni qui a Napoli, città del Mediterraneo, città di pace, crocevia di uomini e culture, il G7 dei ministri della Difesa. Viviamo tempi faticosissimi in cui la guerra, le guerre, sembrano prevalere sulla pace. Tempi in cui la terza guerra mondiale sembra sempre meno a pezzi ma più compatta e tragicamente possibile. Anche la speranza è messa a dura prova. Ma i grandi e i potenti della terra invece di mettersi in ascolto del grido di dolore delle innumerevoli vittime innocenti, sono sempre più determinati nella logica delle armi e della guerra!! Anche il nostro ministro della difesa Crosetto ha lamentato il fatto che l’Italia non raggiunge il 2% del PIL per la spesa della Difesa.  Armi, armi. Sempre più armi. Faccio mie le parole di papa Francesco, del 24 marzo 2022: “Io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono impegnati a spendere il 2% del Pil per l’acquisto di armi come risposta a questo che sta accadendo, pazzi!”. Sì, la guerra è una pazzia, ‘alienum est a ratione’, ci ricordava papa Giovanni XXIII nella Pacem in Terris. La follia delle spese militari è stata sempre denunciata dal Magistero della Chiesa. Basti ricordare la Populorum Progressio:  “Quando tanti popoli hanno fame, quando tante famiglie soffrono la miseria, quando tanti uomini vivono immersi nella ignoranza, quando restano da costruire tante scuole, tanti ospedali, tante abitazioni degne di questo nome, ogni sperpero pubblico o privato, ogni spesa fatta per ostentazione nazionale o personale, ogni estenuante corsa agli armamenti diviene uno scandalo intollerabile. Noi abbiamo il dovere di denunciarlo. Vogliano i responsabili ascoltarci prima che sia troppo tardi.” (P.P. n.53, 1967)

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