Itinerari. Li trovo alla pro loco di un paese. Mi indicano tutti i sentieri percorribili, le opera d’arte da visitare. Itinerari di avvento, di quaresima, di pasqua. Itinerari educativi e di mille altri generi. Anche io propongo i miei itinerari, anche chi lavora con me propone i suoi itinerari. Poi mi arriva un messaggio bellissimo che dice così; non vi dico chi l’ha scritto, vi lascio solo il contenuto: condivido colori, profumi e suoni della passeggiata di inizio avvento; È un invito a orizzonti lunghi, con un passo lento e regolare amante della terra. Con passo lento e regolare, con il gusto dei profumi e dei suoni. I nostri itinerari hanno perso il gusto della lentezza, della pazienza, della contemplazione. Prendi per esempio quei pieghevoli con gli itinerari del gusto e della degustazione o di altro simile. Mille indicazioni, ma non una parola sul sostare a gustare con calma. Tutto è fagocitato dalla fretta, dalla voglia di ingoiare notizie su notizie. Invece vorrei imparare l’arte del gustare, del degustare con calma, con gusto, con la giusta lentezza. In un commento alla regola del monastero di Bose si dice così a proposito del lavoro, credo che possiamo applicare tale pensiero anche alla lentezza. La Regola specifica che il lavoro non deve diventare oppressivo o schiacciante ma deve sempre cercare e trovare un equilibrio con la vita in cella, con le relazioni fraterne, con la preghiera. Sappiamo come tra gli squilibri che affliggono il lavoro nella vita monastica vi è il rifugiarsi nel lavoro fino a farne l’unica dimensione gratificante e perseguirla in modo smodato ed eccessivo. Immagino già la risposta: ma noi non siamo monaci e quindi itinerari frenetici e senza sostare su niente, perché noi siamo la società degli itinerari veloci.