Piante che si intrecciano con i rovi e che sono difficilissimi da districare. Un campanile si intreccia con la sua chiesa. L’erba cipollina si confonde in mezzo alla cicoria. E poi c’è tutto un intreccio di colori uno diverso dall’altro. Vorrei distinguere il tutto ma non ci riesco. Tutto rimane intrecciato. Non è confuso, potrei dire mescolato, che va a formare un suo ordine che io non capisco. E quindi vado a estirpare rovi, vado a separare i colori, vado a distinguere le case, una diversa dall’altra. E se invece il mondo va bene così , in questo continuo intreccio, rimescolamento? io confondo questo intreccio con disordine, confusione. l’intreccio è altra cosa. Penso alla mia vita: un intreccio di pensieri, emozioni, azioni. Si susseguono senza sosta, in un ritmo infinito. A volte si confondono. Tento di fermare questa giostra che sta nel mi cuore, ma non ci riesco. Tento di dividere per capire, ma il tutto si confonde di più ancora. Tento di far emergere le cose buone, e di allontanare o cacciar via quelle meno buone, quelle cattive. Ma non ci riesco. Bene e male riemergono sempre nel profondo del mio cuore. Come quando tagli i rovi, lo sai bene che dopo poco ricresceranno. Incomincio a pensare che la mia vita e ogni vita è e sarà sempre un intreccio di mille cose, di mille persone. Mi accorgo anche di un’altra cosa meravigliosa: che questo intreccio mi tiene vivo. Non la confusione, quella mi confonde; non sono confuso, sono intrecciato. Con la vita, con il creato, con gli uomini e le donne, con Dio Padre. Uso un’altra parola che quando la pronuncio mi suona dentro come una parola affascinante e misteriosa insieme. È la parola meticciato. Essa significa nella sua origine mescolare. È chiaramente una parola legate alle razze e alle culture. Un mescolamento continuo di razza, di culture e anche di religioni. Non esiste la purezza, l’unicità, ma il mescolamento, l’intreccio. Io non ho paura del meticciato, ho paura dell’ unicità e della ricerca della singolarità della razza, dell’individuo. Non siamo unici, ma intrecciati, rimescolati dal tempo, dalla vita, dagli incontri. Andrea Ricciardi scrive: „Nella storia dei popoli non esistono formule create in laboratorio: la purezza identitaria o il meticciato. La storia è complessa e crea non solo meticci, ma culture meticce.“ e Daniel Pannac in una maniera più dura scrive: „È il bastardo che fa l’uomo, a pensarci bene. Il meticcio è l’incrocio del futuro”. lo ripeto non ho paura degli intrecci, ho paura di chi si vanta della sua identità come unica
Paura di un’identità troppo vantata… Anche … eterosessuale?
Si questo intreccio mi tiene viva… E se ci penso vero che in questo pero’ in questa trama intrecciata ogni cosa è al suo posto. Che il Signore sia quello che in questo intreccio prevalga su me stessa e mi unisca all’umanita’lieta o sofferente che sia..
Grazie di cuore don Sandro per questi inviti all’essenziale